
Trieste, il primo maggio è un inno ai titini. Menia: "Nauseato, 4mila persone scomparse nel nulla"

Una follia che si ripete ogni anno. Persone fuori dal tempo, fuori dalla storia e dal mero buon senso. Un rito che va avanti nonostante vibranti proteste e prese di posizione politiche. Durante la manifestazione della Festa del Lavoro, a Trieste hanno sfilato questo pomeriggio un gruppo di nostalgici del maresciallo Tito, con tanto di bandiera della ex Jugoslavia in spalla. “Purtroppo sono costretto a ripetere le stesse parole ogni anno – racconta a Il Tempo il senatore di Fdi, Roberto Menia – Guardi, le assicuro che sono stanco e nauseato. È un rito che si ripete e a nulla valgono le nostre proteste. Evidentemente in Italia c'è chi può fare come gli pare e chi invece deve attenersi alle regole. Io ricordo che quei simboli, per la mia terra, hanno voluto dire 4000 persone scomparse, nel nulla. Uccise nelle foibe dagli uomini di Tito. Sono esasperato e nauseato”.
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Grande frustrazione è stata espressa anche Nicole Matteoni, deputato di Fdi. “Quest’anno, a Trieste, i valori e le riflessioni legate a questa giornata sono stati nuovamente traditi, con la presenza di bandiere jugoslave con la stella rossa che evocano dittature, ingiustizie e libertà negate. È frustrante e deludente vedere ancora simboli che richiamano il regime di Tito e la sua oppressione. Tutte le comunità politiche, senza eccezioni, hanno il dovere morale di condannare fermamente tali simboli e di denunciare chi prova nostalgia per essi. Questo messaggio dovrebbe essere rivolto, in particolare, a tutta la sinistra triestina, che deve capire che libertà, lavoro e diritti non possono essere rappresentati da una stella rossa o da una bandiera straniera del Novecento, segnata dal sangue della nostra gente. Oggi è giusto rendere omaggio a tutti i lavoratori e lavoratrici, ma non dimenticheremo mai coloro che hanno perso la vita a causa dell’odio anti-italiano dei Titini”, ha dichiarato. Lo riporta l'Ansa.
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