
La sinistra s'inventa la dittatura. La capriola di papà Salis che amava Orban e Putin

La nostalgia iniziava a mordere lo stomaco. Poi, con l’arrivo della primavera – come con le allergie – in tanti hanno cominciato a preoccuparsi. Insomma, servirebbe proprio un’intensa deriva autoritaria. Come ai vecchi tempi, che magari stanno tornando: bandiere rosse al vento, America scritta con la K e pugni chiusi al tramonto. Con la disavventura della fornaia di Ascoli, le premesse hanno cominciato a germogliare. Un segnale che il sempre vigile deputato europeo del Pd, Alessandro Zan, ha colto al volo. L’intrepido padovano ha lanciato l’allarme sventolando un rapporto di Amnesty International: «Le scelte del governo Meloni stanno trascinando l’Italia fuori dal perimetro delle democrazie europee».
La mente corre subito al Cile di Pinochet, all’Argentina dei generali. Non sarebbe male programmare il ritorno degli Inti-Illimani alla prossima Festa dell’Unità: «El pueblo unido jamás será vencido». Con Elly Schlein sul palco a strimpellare la chitarra. Il quadro tratteggiato da Zan rientra nei classici della letteratura noir: «Persone migranti stipate in gabbie spoglie, con igiene carente, 10% della popolazione in povertà assoluta, 4,5 milioni di persone che rinunciano a curarsi».
Ecco anche «leggi che imbavagliano il dissenso» e «discorsi xenofobi e omofobi da parte di esponenti istituzionali». A rincarare la dose, un altro fatto inequivocabile: «Meloni vuole uscire dalla Corte Penale Internazionale, come il suo gemello spirituale Viktor Orbán». Fare chiarezza «subito», gridano i valenti deputati dem, col piglio di chi ha visto cose.
Sull'Ungheria, per carità, si può anche cambiare idea, come è successo a Roberto Salis, padre dell'eurodeputata di Avs Ilaria. Nel 2022 scriveva su Twitter: «quella contro Orban è una bieca vendetta dell’Europa, che non gli perdona la sua posizione sulle sanzioni alla Russia». Se si parla di pericolo autoritario, non può mancare il contributo dell’Anm. Il suo segretario, Rocco Maruotti, si è presentato a un’iniziativa della Cgil per svelare l’ultimo orrore in arrivo: «La separazione delle carriere rappresenta un tentativo di indebolire l’autorità giudiziaria e il suo governo autonomo». Con ciliegina sulla torta: «Il potere esecutivo vuole controllare quello giudiziario». Insomma, la gauche di sempre: stessa spiaggia, stesso mare, stesso golpe perennemente in arrivo.
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