
Venezuela, Tajani: "Chiesto il rilascio di Trentini, al lavoro come con Sala"

Il governo è al lavoro per riportare a casa Alberto Trentini, il cooperante italiano che era arrivato in Venezuela il 17 ottobre con la Ong Humanity & Inclusion per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità e che è stato fermato il 15 novembre dalle autorità del Paese sulla costa settentrionale del Sud America. Lo ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine dell’incontro con l’omologo tunisino alla Farnesina: "Stiamo lavorando fin dal primo momento. Ieri nell’incontro con l’incaricato d’affari venezuelano abbiamo ribadito la richiesta di liberazione del nostro concittadino e di tutti gli altri prigionieri politici. Abbiamo anche chiesto una visita consolare e che venga trattato nel rispetto delle regole". Il 45enne non è l'unico a essere finito nelle carceri venezuelane. "Stiamo lavorando in tutti i modi per arrivare a capo della situazione con lo stesso impegno abbiamo lavorato per riportare a casa tanti altri italiani nei mesi e nelle settimane passate, da quando siamo al governo", ha spiegato il titolare della Farnesina.
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"Ci è stato confermato che è detenuto", ha proseguito Tajani, affermando che "è in corso una incessante attività diplomatica senza clamore, senza polemiche, ma con la determinazione necessaria per raggiungere l’obiettivo, perché possa tornare in Italia" e ribadendo che si lavora come si è lavorato "con Piperno prima, con Sala poi". Armanda, la madre di Trentini, ha detto ieri al telefono con l'Ansa: "Siamo molto provati. Non sento mio figlio da due mesi, da quando lo hanno portato via. Mio figlio era solito durante ogni sua missione mandarci un messaggio e la localizzazione del luogo in cui arrivava. Questa volta non abbiamo saputo niente. È un figlio speciale, siamo disperati. È speciale per tutto quello che ha fatto in questi anni, aiutando gli altri".
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