Manovra, Giorgetti indica la strada ai leader: no a nuovo debito, conti da stabilizzare
Un pranzo di lavoro per fare il punto sulla manovra, per cercare una soluzione condivisa che permetta di superare l'impasse che ormai dura da settimane sul fronte delle elezioni regionali in Liguria e approfondire anche il dossier Rai, in stallo pure questo da prima della pausa estiva. Nelle due ore trascorse a palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, assieme ai vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e al leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, si sono confrontati col ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. In particolare, spiega una nota congiunta al termine del vertice, gli esponenti di governo hanno fatto il punto sul Piano strutturale di medio termine, introdotto dalla riforma delle regole del Patto di stabilità e crescita che l'Italia dovrà presentare alla Commissione europea entro il 20 settembre prossimo, e sulla Legge di Bilancio per il 2025. Il titolare del Mef, viene riferito, ha illustrato ai leader del centrodestra la situazione dei conti pubblici ad oggi e le nuove procedure di bilancio alla luce del nuovo Patto europeo. Secondo quanto filtra Giorgetti avrebbe spiegato che non si possono sprecare le risorse a disposizione facendo nuovo debito. Inutile quindi avanzare richieste o piazzare bandierine nella finanziaria. Meglio, piuttosto, stabilizzare i conti. E così, il comunicato diffuso evidenzia il fatto che "è stata ribadita la volontà di proseguire nel solco di una politica di bilancio seria ed equilibrata, confermare quanto di buono è stato fatto e verificare cosa di nuovo può essere attuato concentrando tutte le risorse a disposizione sulle priorità già indicate (famiglie, imprese, giovani e natalità), mettendo definitivamente la parola fine alla stagione dei bonus che hanno dimostrato non produrre alcun risultato".
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Tracciata la linea della manovra, serve adesso trovare la quadra sui dossier Rai e Liguria. Nel primo caso c'è da avviare ancora l'iter per eleggere i sette membri del Consiglio di amministrazione del servizio pubblico (due sono eletti dalla Camera, 2 dal Senato della repubblica, 2 sono designati dal Consiglio dei ministri su proposta del Mef e uno dall'assemblea dei dipendenti Rai). A bloccare la procedura è la mancanza di un accordo con l'opposizione in Vigilanza Rai. La nomina del presidente del Cda (con FI intenzionata ad avanzare la candidatura di Simona Agnes, mentre per l'ad i meloniani dovrebbero indicare Giampaolo Rossi), per essere effettiva, deve infatti essere confermata dalla commissione parlamentare con una maggioranza dei 2/3 dei componenti. Senza intesa con un pezzo di centrosinistra, insomma, non si passa. Ecco perché, da quanto filtra, la maggioranza in occasione delle conferenze dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama di mercoledì farà slittare ancora di qualche settimana il voto in Parlamento. Possibile che si decida di calendarizzare il tutto entro fine settembre con l'obiettivo poi di aprire un canale di dialogo con l'opposizione.
Diverso il discorso per la Liguria visto che il nodo da sciogliere è tutto interno al centrodestra per scegliere il nome su cui puntare per il dopo-Toti. Il nome su cui si starebbe stringendo è quello del viceministro al Mit e segretario della Lega Liguria, Edoardo Rixi. Sempre sul tavolo, tuttavia, anche quello di Ilaria Cavo (Nm). Sabato, in occasione di un evento a Beverino (La Spezia), Rixi ha spiegato di non essersi proposto come candidato presidente, "ma faccio parte di un governo e se poi alla fine decide Roma, io non dirò mai a Giorgia Meloni, Matteo Salvini o Antonio Tajani 'sì o no'. Io se faccio parte di una squadra posso fare le mie valutazioni, poi decide la squadra, decide il mister se mi mette in panchina o centravanti". Insomma, se arrivasse un'indicazione chiara dell'intera maggioranza (e non solo da parte della Lega, che a quel punto avrebbe mani libere per poter puntare al Veneto), si potrebbe superare la situazione di stand-by.