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Europee, la candidata di Bonelli-Fratoianni che chiama “nazisti” i sionisti

Christian Campigli
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Che l'antisemitismo (spacciato ai più ingenui per antisionismo) fosse una malerba attecchita con vigore nell'universo progressista era ormai cosa nota. Ma si sa, le sorprese sono dietro l’angolo. E così, spulciando sul suo profilo Facebook, abbiamo scoperto le idee e le posizioni sulla guerra a Gaza della candidata alle prossime elezioni europee scelta, tra i rulli di tamburo, dalla coppia delle meraviglie, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Souzan Fatayer, docente di origine palestinese, che correrà nella circoscrizione Sud con Alleanza Verdi e Sinistra è un «lettore esperto di lingua araba all'Università Orientale di Napoli». Le sue idee sono a dir poco radicali. Un profilo pieno di immagini raccapriccianti, di bambini uccisi e di madri in fuga. Di dolore e di sofferenza. Per colpa sempre e solo di Israele. Della sua politica, della sua ostinata voglia di resistere e per quell'incomprensibile (almeno per i nipotini di Carlo Marx) desiderio di esistere. Un tentativo del tutto evidente, quello di usare i più piccoli, per denunciare responsabilità che, secondo il candidato di Avs, starebbero solo da una parte. Ma il meglio deve ancora arrivare.

 

 

Scrollando il profilo si giunge al 30 marzo. E qui il "Fatayer-pensiero" offre il meglio di se stesso. La docente posta la foto di una famiglia palestinese. E si chiede. «Madre, padre e figli uccisi. Questo si chiama genocidio o sbaglio?». Non serve essere un grande esperto di storia per comprendere come quella parola, quasi in automatico (o, quantomeno, alle persone dotate di buonsenso) faccia venire in mente uno dei momenti più terribili della storia dell'umanità. Quella Shoah troppo spesso usata a sproposito dalla sinistra quando si tratta di attaccare i conservatori. E, con altrettanta disinvoltura, dimenticata, messa sotto il tappeto (come la polvere) quando si tratta di difendere Hamas. Considerato, evidentemente, un soggetto politico e non un'organizzazione terroristica. Ma non basta.

 

 

L'insegnante, esperta di lingua araba, lo stesso giorno si proietta in un paragone discutibile. «Zionist are Nazi». Un parallelismo coerente, dal suo punto di vista. Una propaganda fieramente contraria al governo di Benjamin Netanyahu, che in quei giorni di fine marzo ha raggiunto vette altissime. Viene postato un video, nel quale campeggia un titolo esplicito. «Israele è una banda omicida». Il 28 marzo la punta di diamante di Avs si preoccupa della libera stampa. «I soldati sionisti sparano contro i giornalisti nel nord di Gerusalemme, vicino al campo profughi di Qalandia». Infine, il 25 marzo, Souzan Fatayer torna sui militari israeliani. «I soldati sionisti violentano ragazze palestinesi davanti ai loro mariti, ai loro fratelli, ai loro padri e se chiudono gli occhi vengono uccisi».

 

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