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Pd nel caos, il piano per far saltare Schlein con l'aiuto di Rutelli (e Tarquinio)

Dario Martini
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«Hai visto quanto è attivo Francesco Rutelli? Pare tornato sindaco di Roma». I deputati del Pd lo ripetono ormai di continuo in Transatlantico. Un ritorno sulla scena che sta creando più di un disagio ai piani alti del Nazareno, dove hanno ormai capito quale sia l’obiettivo finale. I ben informati sussurrano che a tessere le fila dietro le quinte sia Andrea Orlando, l’ex vicesegretario da mesi relegato ai margini del partito. Per uscire fuori dal cono d’ombra avrebbe messo in piedi un insolito asse con Goffredo Bettini da un lato e Giuseppe Conte dall’altro, non per battere la destra ma per far fuori Elly Schlein.

Una congiura che duemila anni fa avrebbe fatti impallidire Catilina e compagni. C’è una data da segnare sull’agenda: 13 maggio. Appuntamento all’Auditorium Parco della Musica di Roma. È qui che i protagonisti dell’operazione anti Elly si sono dati appuntamento. L’occasione è mondana, la presentazione dell’ultimo libro di Bettini, intitolato "Attraversamenti. Storie e incontri di un comunista e democratico italiano".

Edizioni Paperfirst, guarda caso lo stesso editore di Marco Travaglio. Gli invitati del famigerato «modello Roma» non sono stati scelti a caso. A dibattere sul palco ci saranno l’attuale primo cittadino di Roma Roberto Gualtieri, la giornalista e saggista Ritanna Armeni, la direttrice dei giornali del gruppo Qn Agnese Pini, ma soprattutto Giuseppe Conte e Francesco Rutelli. Quest’ultimo è stato inserito nel libro di Bettini nel novero delle «personalità significative» dei decenni scorsi al pari di Pier Paolo Pasolini, Gianni Borgna, Pietro Ingrao e Renzo Piano.

 

Ecco allora che l’iper attivismo degli ultimi mesi di Rutelli assume tutto un altro significato. Domenica scorsa ha guidato una comitiva di 500 persone per una camminata nel cuore di Roma accompagnato da illustri archeologi e studiosi. L’altra sera, in veste di presidente dell’Anica, era in prima fila all’anteprima del film su Ennio Doris. Ieri, accanto a Giampaolo Letta e Ferzan Ozpetek, ha partecipato alla presentazione del premio FilmImpresa alla Casa del Cinema. Nei mesi scorsi era ospite d’eccezione all’inaugurazione della nuova Galleria Colonna.
Cosa c’entra tutto ciò con il piano anti Schlein?

Semplice: l’asse Orlando-Bettini-Conte ha una sola priorità, ovvero far eleggere Marco Tarquinio nella circoscrizione Centro, in contrapposizione a Nicola Zingaretti, il quale invece sostiene apertamente Schlein (tutta un’altra epoca rispetto a un anno fa quando alla festa dell’Unità sussurrava: «Con questa non prendiamo manco il 17%»). Oggi l’ex presidente della Regione Lazio è diventato tutto ad un tratto l’unica carta in mano a Schlein per impedire la scalata alla sua segreteria.

Ma torniamo allo strano triumvirato messo in piedi da Orlando. Si muove su due direttrici: da un lato lavora per rafforzare Conte contro Schlein, dall’altro d’accordo con Andrea Riccardi e Sant’Egidio, Rutelli e il fidato Paolo Ciani, vuole costruire intorno a Tarquinio la nuova gamba centrista che sta nel Pd ma guarda anche fuori dal Pd. Tanto che nel mondo dei riformisti Pd da giorni si sente ripetere sarcasticamente la battuta: «Qua si sono inventati un altro Calenda».

Un gioco di strane alleanze che ha fatto convergere coloro che si sono schierati malvolentieri con Schlein (Orlando e Bettini furono gli ultimi ad accodarsi e non hanno mai tollerato il suo modo di essere di sinistra) e una parte della minoranza del partito. Ecco perché adesso vedono con favore la mossa di Conte che ha cancellato le primarie di Bari facendo naufragare il campo largo. L’operazione Rutelli-Tarquinio è talmente ben avviata che anche la corrente dei bonacciniani si è mossa per non farsi trovare impreparata. Al Nazareno non è passata inosservata l’intervista del governatore che con l’infuriare della tempesta si è speso in prima persona per l’alleanza con i 5 Stelle. Proprio lui che negli ultimi due anni ha sempre criticato apertamente un approccio troppo accomodante coni grillini. A Bonaccini non è mai andato giù il veto di Schlein sul terzo mandato dei governatori. Adesso è pronto a prendersi la sua rinvincita.

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