Bari, stop alle primarie e la sinistra si spacca. L'inchiesta scatena il terremoto
L’inchiesta su una compravendita di voti a Triggiano, nel barese, fa saltare il tavolo del centrosinistra sulle regole delle primarie che avrebbero dovuto designare il candidato nel capoluogo pugliese. Le indagini hanno riguardato anche un assessore della giunta regionale pugliese guidata dal dem, Michele Emiliano, che si è dimessa. Arrestato, inoltre, il marito dell’assessore. Per questa ragione Giuseppe Conte, arrivando a Bari, ha fatto sapere che per il Movimento 5 Stelle non ci sono più le condizioni per primarie di coalizione. E, dunque, i pentastellati sosterranno Michele Laforgia, nome su cui punta anche Sinistra Italiana. Dall’altra parte, con Vito Leccese, rimangono il Partito Democratico e l’altra metà di Avs, quella verde di Angelo Bonelli. Una mossa, quella di Conte, che taglia a metà il fronte del centrosinistra, sempre che una delle parti in causa non rinunci al proprio candidato. Ma a giudicare dall’irritazione che filtra dal Nazareno, non sembra questo lo scenario che si prepara.
Schlein ci ha provato anche con Marino. Ma lui la disintegra su guerra e correnti
«La scelta di Conte di uscire dalla primarie è incomprensibile, se il M5s pensa di vincere da solo contro la destra, proceda pure», sottolineano dal quartier generale dem affossando qualsiasi eventuale ipotesi di convergere su Laforgia. «Abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno», aggiungono i dem sottolineando che «il Pd resta al fianco di Bari che ha già dimostrato quanto sia importante il Pd come presidio di legalità e buona amministrazione. Siamo certi che il Pd insieme al centrosinistra vincerà di nuovo le elezioni contro questa destra». «Gravissima» la scelta di Conte anche per Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, per la quale «la città di Bari e i baresi non lo meritano. E neppure il Pd che in decenni di duro lavoro ha dimostrato nei fatti di essere dalla parte della legalità e della politica che non si piega al malaffare e alle mafie. Conte non pensi di darci patenti di legalità», aggiunge Serracchiani.
Governi con giochi e sistemi di palazzo: Meloni smaschera il Pd con un siluro
«Il nostro partito e soprattutto la nostra segretaria che lo rappresenta non ha da nascondere un passato o scelte politiche poco attinenti all’etica e alla moralità, ha una biografia specchiata nella lotta per la legalità. Metterlo in dubbio per i propri tornaconti elettorali è miserevole», ribadisce Marco Furfaro, della segreteria dem. Prima che Conte lasciasse il tavolo delle primarie, la segretaria del Pd, Elly Schlein, aveva avvertito: «La vicenda di Triggiano se le accuse saranno confermate è gravissima. La linea del Partito Democratico è molto chiara: non accettiamo voti sporchi», sottolineava Schlein in una nota. «Non tolleriamo voti comprati. Ci siamo presi l’impegno a cambiare il Pd e stiamo lavorando a testa bassa ogni giorno per costruire un’alternativa a questa destra. Su questa linea e sulla legalità non indietreggeremo di un millimetro». Una faida fratricida.