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Ucraina, il piano di Meloni: "No a intervento diretto"

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«In questi giorni si è molto parlato della proposta avanzata in particolare dalla Francia circa un possibile intervento diretto di truppe di nazioni dell’Unione europea in Ucraina: la nostra posizione non è favorevole in alcun modo a questa ipotesi, che consideriamo foriera di una escalation pericolosa da evitare invece ad ogni costo. Spero che questo parlamento sia compatto nel rispondere con noi sul punto». Così il premier Giorgia Meloni, nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo che discuterà di guerra in Ucraina, sicurezza e difesa comune, Gaza, allargamento dell’Ue, relazioni esterne, migrazione, agricoltura e semestre europeo. «Come ci si può ragionevolmente sedere a un tavolo di trattative con qualcuno che non ha mai rispettato gli impegni assunti? Ecco perché degli impegni internazionali di sicurezza in favore dell’Ucraina sono il prerequisito indispensabile a qualunque accordo di pace tra Ucraina e Russia» precisa il premier, ribadendo la «condanna allo svolgimento di elezioni farsa in territorio ucraino e alle vicende che hanno portato al decesso in carcere di Alexei Navalny, il cui sacrificio in nome della libertà non sarà dimenticato». Meloni, sottolineando di essere reduce da un «vertice molto produttivo» in Egitto con Ursula Von Der Leyen, è inoltre intervenuta sul caso di Giulio Regeni: «Non intendiamo interrompere la ricerca della verità sul caso, come dimostra il processo in corso in Italia, che il governo segue con molta attenzione e rispetto al quale ci siamo costituiti parte civile».

 

 

 

Sul conflitto in Medio Oriente, il premier afferma: «Ribadiremo ancora una volta la nostra ferma condanna della brutale aggressione perpetrata da Hamas il 7 ottobre scorso e ribadiremo la richiesta di un immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza. Perché non possiamo dimenticare a chi è stato a scatenare questo conflitto, massacrando civili inermi, donne e bambini compresi, e mostrando al mondo i loro corpi oltraggiati. È stato Hamas, e lo sottolineo perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel ribadirlo tradisce un antisemitismo latente, ma dilagante, che ci deve preoccupare tutti». Durante le comunicazioni, un ragazzo di una scuola romana che assisteva ai lavori dell’aula sulle tribune di Palazzo Madama fa il gesto della pistola con la mano all’indirizzo del premier: «Mi corre l’obbligo di segnalare un gesto non proprio elegante, voglio essere molto light, avvenuto mentre salutavo gli studenti di una scuola di Roma: c’è stato da parte di uno degli studenti un gesto con due dita e il pollice alzato puntati verso il presidente del Consiglio, immediatamente represso da una delle insegnanti, che voglio segnalare nel condannarlo nella maniera più decisiva anche se si tratta di una ragazzino»: così il presidente del Senato, Ignazio La Russa. In sede di replica, il premier afferma: «Ringrazio i colleghi per la solidarietà, su quanto accaduto non ho nulla da aggiungere: mi colpisce che un gesto del genere in un’aula come questa avviene nell’anniversario della morte di Marco Biagi, mi unisco alle parole del presidente Casini con un grande messaggio di solidarietà e vicinanza per la famiglia di Marco Biagi, un servitore dello stato e delle istituzioni che ha pagato con la vita la sua disponibilità verso le istituzioni». Poi, rispondendo alle opposizioni, precisa: «Sulla compattezza della maggioranza credo che non ci sia nulla oltre alla linea politica che un governo vota in aula e rappresenta all’estero, senza tentennamenti, che dimostra la compattezza di una maggioranza. E credo, ringraziando le forze di maggioranza, che in questo anno e mezzo questo governo abbia potuto rappresentare la stessa posizione, con la stessa forza ed estrema determinazione, come tutti a livello internazionale ci riconoscono. Mi dispiace che qualche volta questo non sia riconosciuto a livello nazionale e mi pare che qualche tentennamento ci sia invece dalle parti delle opposizioni, mi riferisco alla posizione del Pd che si è astenuto quando si è trattato di votare sull’invio di armi in Ucraina». «Mi pare che bisogna essere fieri - aggiunge il capo del governo - dei risultati che stiamo raccontando e vengono raccontati da molti osservatori in queste settimane: record occupazionale, l’aumento del reddito medio delle famiglie, siamo uno dei due paesi Ocse in cui aumenta il reddito medio delle famiglie: capisco l’imbarazzo».

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