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Regionali Abruzzo, Elly Schlein tenta la carta sanità ma l'ospedale la caccia

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Sempre insieme, eternamente divisi. Gli ultimi giorni della campagna elettorale in Abruzzo stanno confermando come il campo larghissimo, quello che va da Fratoianni a Calenda, passando per Renzi, Conte ed Elly Schlein assomigli sempre più ad un fritto misto (un po' stopposo) piuttosto che ad una coalizione unita e coesa. I leader nazionali sono consapevoli che i risultati della tornata di domenica saranno decisivi per provare a ripetere questa sorta di Frankenstein politico anche in Basilicata prima, a Firenze, Perugia e Bari (solo per citare i comuni più importanti) a giugno.

 

La nativa di Lugano, che nell'ultima settimana ha cercato di girare in lungo e in largo l'Abruzzo in compagnia del suo amuleto portafortuna, Pier Luigi Bersani, è stata ieri al centro di una grottesca disavventura. «La destra è nervosa. In Abruzzo negano alla segretaria Elly Schlein di visitare l’ospedale di Popoli. Sono preoccupati di non mostrare le condizioni della sanità abruzzese, dopo 5 anni di pessimo governo Marsilio». Parole di fuoco, quelle che si possono leggere sui profili social del Partito Democratico. «In quell’ospedale, pochi giorni fa, era andato per la sua passerella proprio il governatore uscente. Questa volta, invece, accesso negato. Perché? Cosa hanno da nascondere? Probabilmente il fallimento di una giunta che ha tagliato sulla sanità, costringendo il personale a turni massacranti e i pazienti a liste d’attesa infinite e difficoltà nell’accesso alle cure».

 

Quali siano i motivi di queste porte in faccia alla donna dai tre passaporti lo spiega l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì. «Il Pd ha commesso un enorme autogol nel portare la segreteria Elly Schlein a Popoli per parlare di sanità, proprio nella città dove il loro partito aveva chiuso l’ospedale». La sanità sarà, come prevedibile, uno dei temi centrali di questa tornata elettorale. Un argomento molto sensibile, sul quale le valutazioni dei due schieramenti sono pressoché antitetiche. Perché se è vero che i progressisti puntano il dito su presunti malfunzionamenti di ospedali, sistemi di prenotazione e ambulatori, i conservatori replicano che mai, come negli ultimi anni, siano stati portati a Pescara come a Chieti, a Montesilvano come a L’Aquila investimenti importanti proprio nel settore sanitario.

Giuseppe Conte ha scelto al contrario un profilo basso, sommesso. Incontri spesso quasi riservati, lontani dalle riprese televisive. Forse per paura di imbattersi nei compagni di ventura. Non è un caso che, all'inizio della settimana, l’Avvocato del Popolo abbia provato goffamente a negare l'esistenza di un'alleanza con Italia Viva. «Io Renzi non lo vedo, lei lo vede? State continuando a dire Renzi, Renzi, Renzi. Mi è stato poi precisato che ci sarebbe un politico che è stato ritenuto ovviamente affidabile, che è vicino a Italia Viva. Ma non c'è Renzi qui e non c’è la lista di Italia Viva».

 

Ieri il leader grillino, insieme al candidato governatore, Luciano D’Amico, è stato a Teramo, dove ha incontrato alcuni residenti, che nel 2016 hanno dovuto abbandonare la propria casa in seguito al terremoto. Come da prassi, sono state promesse soluzioni immediate e definitive. E se cinque giorni fa, a Sulmona, anche l’ex Presidente del Consiglio aveva tentato la carta del disastro sanitario, martedì, a Scanno, si era concesso per un selfie con l'ex maestra di suo figlio. Senza dimenticare Carlo Calenda che, evidentemente, fa parte di una coalizione a sua insaputa. Inserito, verrebbe da pensare, da qualche burlone. «Io credo che il campo largo non esista, ma non esiste neanche tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. Io non credo che queste coalizioni riescano a governare l’Italia. Azione nasce per dare un’alternativa di voto a chi non lo crede. Poi se c’è un buon candidato, per carità, vale sempre prima la competenza». Come dire, tutto e il suo contrario. Pur di vincere e ottener poltrone.

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