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Abruzzo, da Fratoianni a Calenda: ecco il campo larghissimo. Tutti a bordo per sconfiggere Marsilio

Christian Campigli
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Dissapori laceranti, visioni del mondo, del presente e del futuro distanti anni luce, cancellati sull’altare di una possibile vittoria. Il centrosinistra, dopo la conquista (per un pugno di voti) della Sardegna, è convinto di aver trovato la formula magica: il campo larghissimo, quello per intendersi che andrebbe da Carlo Calenda fino a Nicola Fratoianni, passando per l’Avvocato del Popolo e la donna dai tre passaporti. In sostanza, un enorme fritto misto, in grado (almeno sulla carta) di contenere le mille sfaccettature dell’universo progressista. Tutti uniti contro il centrodestra. Unico escluso (almeno per il momento), Matteo Renzi, consapevole che, qualora il progetto di un ritorno ad un bipolarismo rigido dovesse non venir apprezzato dagli elettori, si aprirebbero enormi praterie al centro.

 

 

La sfida in Abruzzo è considerata, a sinistra, il banco di prova. Una sorta di consacrazione di un modello elettorale. Se l’attuale governatore dei moderati, Marco Marsilio, (dato, secondo i sondaggi, in vantaggio) dovesse trovare delle difficoltà nel raggiungimento del secondo mandato, il campo larghissimo diventerebbe, de facto, effettivo in ogni angolo dello Stivale. Con buona pace delle mille e più voci, all’interno dei Cinque Stelle, contrarie nei territori a simili accrocchi. In queste ore, sono febbrili le trattative tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein per decidere il nome del candidato abruzzese. In un primo momento si era fatta spazio la suggestione dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Una possibilità che, in effetti, non ha entusiasmato la base né dei i grillini né tantomeno dei dem.

 

 

Dopo una lunga trattativa l'ha spuntata Luciano D’Amico. L’ex rettore dell’università di Teramo nonché ex presidente della Tua - Trasporto unico abruzzese, società per azioni pubblica che gestisce il trasporto pubblico urbano, interurbano e ferroviario – piace davvero a tutti, a sinistra. Anche ad Italia Viva che, a Pescara, L’Aquila e dintorni si è turata il naso e ha propeso per il campo larghissimo. Tutto in nome di una (possibile) vittoria.

 

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