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Governo, all'opposizione professionisti della polemica a prescindere

Gianni Di Capua
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Thomas Mann sosteneva che «l’apoliticità non esiste. Tutto è politica». Un adagio che i politici nostrani hanno declinato in «tutto può diventare polemica politica». E così dalla tragedia di Firenze alla morte del dissidente russo Navalny tutto si trasforma in un pretesto per attaccare l’avversario politico senza badare troppo a ciò che accade. E così a poche ore dalla notizia del crollo nel cantiere di Firenze, nonostante ci fossero degli operai ancora sotto le macerie, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha attaccato il governo. «Ci sono delle responsabilità molto precise, non è che sono fatalità quelle che sono successe, una strage vera. La morte è legata alla logica dei subappalti, del massimo ribasso, del profitto fine a se stesso, a una precarietà del lavoro dei subappalti che non ha fine». Per il segretario della Cgil «le morti sul lavoro si possono evitare e combattere se, anziché far prevalere quelle logiche, prevale la logica della centralità della persona, del lavoro, delle qualità del fare impresa». Per questo obiettivo Landini ha chiesto di «cambiare le leggi assurde che sono state fatte e liberalizzazioni a cascata che è stata data ai subappalti» perché «qui ci sono delle responsabilità anche politiche molto precise». Un riferimento diretto «alle ultime leggi fatte da questo governo danno come effetto il peggioramento e anche delle morti sul lavoro». Landini ha programmato, insieme alla Uil, una giornata di sciopero e di mobilitazione in tutta Italia che parte dai metalmeccanici e dagli edili che riguarda tutte le categorie. A Landini ha replicato Erica Mazzetti, responsabile dipartimento lavori pubblici di Forza Italia, che ha sottolineato come «nel giorno in cui si dovrebbero piangere le vittime e basta c’è chi subito non ha perso un solo attimo per fare la sua propaganda ideologica. Landini è già partito lancia in resta contro il governo per tentare di infangare una buona riforma come quella del codice degli appalti». Ma Landini non è stato il solo a polemizzare mentre la polvere delle macerie doveva ancora depositarsi.

 

 

 

«Due delle vittime della strage del cantiere Esselunga erano irregolari e senza permesso di soggiorno. Non sono morti due irregolari ma due persone che non si è voluto regolarizzare a causa di leggi criminali e ipocrite. L’assenza dei controlli è il problema più importante della strage dei morti sul lavoro in Italia» ha tuonato il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. Che poi ha aggiunto: «A questo si aggiunga che mancano il 50% degli ispettori del lavoro che sarebbero necessari per abbattere la piaga del lavoro nero e che la logica dei subappalti favorisce una inaccettabile e pericolosa deregulation accentuata dalla riforma di Salvini voluta sul codice appalti». Intendiamoci nessuno è contro l’implementazione dei controlli nei cantieri o per migliorare la sicurezza degli operai. L’elemento che colpisce è il tempismo con cui i vari Bonelli and co. si ricordano di queste urgenze. Per il leader di Azione Carlo Calenda il problema invece è un altro: l’ascolto selettivo; quel particolare fenomeno per cui ascolti solo ciò che tifa comodo ignorando tutto il resto. E così accade che fra tutti i messaggi di cordoglio per la morte di Alexei Navalny, misteriosamente colpito da una sindrome di morte improvvisa, almeno stando alla versione ufficiale di Mosca, il segretario di Azione si perde quello della Lega. «La scomparsa di Alexei Navalny è sconcertante. È doveroso che venga fatta piena luce», sarebbe bastato leggere solo l’inizio della nota diramata dalla Lega per commentare la scomparsa del nemico numero 1 di Putin. Messaggio in cui, in un passaggio, si esprime «profondo cordoglio da parte di tutto il partito, a cominciare dal leader Matteo Salvini».

 

 

 

Vero è che la nota del partito di via Bellerio era stata anticipata da un messaggio del numero 2 della Lega Andrea Crippa in cui oltre al cordoglio e alla richiesta di chiarezza si sottolineava come fosse «prematuro» identificare i responsabili della morte di Navalny, come fa chi indica Vladimir Putin. Ma Calenda non bada troppo al sottile e sui social lancia l’accusa: «Matteo Salvini non ha ritenuto di dire una parola sull’assassinio di Navalny. Il legame con Putin e il suo partito rimane forte. E questo sarà uno dei grandi problemi dopo le elezioni europee che inciderà sulla tenuta del Governo. Stesso problema rappresenta Conte per il così detto "campo largo". La politica estera sta mandando in frantumi il bipolarismo». Anche qui urge una specifica. Certo che la Lega e Salvini in passato si sono schierati apertamente per Putin, ma come ha spiegato il deputato del Carroccio Stefano Candiani: «Ci sono momenti e stagioni». Sarebbe come incolpare Calenda di incoerenza nei confronti di Renzi solo perché in passato ha fatto il ministro in un suo governo. Una svista che è costata una denuncia, per ora solo annunciata, dal Carroccio. «Carlo Calenda mente o non sa di cosa parla: il comunicato con il cordoglio di Matteo Salvini e della Lega per la morte di Navalny è di ieri pomeriggio e si parla di scomparsa "sconcertante" su cui fare "piena luce". Questa volta, oltre alla smentita, Calenda riceverà anche una querela» ha scritto in una nota la Lega. Il leader di Azione però non ha voluto fare retromarcia, anzi, ha rilanciato prima esortando Salvini a querelarlo «sul serio, non come Landini che lo minacci e basta». E poi lanciando una iniziativa congiunta per domani a Roma, a cui hanno aderito tutti i partiti, per manifestare a favore di Navalny. A onor del vero Calenda non è stato il solo a essersi perso il messaggio della Lega. Per il senatore Iv Enrico Borghi «tutto il mondo occidentale sta chiamando in causa Putin tranne la Lega». Per il rappresentante del Pd di Elly Schlein, Alessandro Alfieri, «la Lega non ce la fa proprio a staccarsi dalla fascinazione per Putin. Ma un merito ce l’hanno. Con questo garantismo alla rovescia la Lega getta la maschera. Sono ancora e sempre quelli con la felpa di Putin».

 

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