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“Meloni come Wanna Marchi”. Schlein, l'ultimo folle attacco da sinistra

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Meloni «regina delle televendite», Meloni «come Wanna Marchi», Meloni che «inganna» gli anziani, Meloni che non crede all’Europa e che «svende i gioielli di Stato»: il cannoneggiamento di Elly Schlein al presidente del Consiglio arriva da Cassino, città che ricorda nel 2024 l’ottantesimo anniversario del drammatico bombardamento che distrusse l’abbazia benedettina. Il paragone potrebbe sembrare irrituale, eppure il nome del premier ricorre in ogni passaggio dell’intervento della leader dem a «L’Europa che vogliamo». L’iniziativa rappresenta lo ‘start’ a una campagna per le europee che, per il Pd, si apre sotto auspici non favorevolissimi: l’addio di Massimiliano Smeriglio alla delegazione europea dem lascia, come sottolinea Goffredo Bettini, «l’amaro in bocca» a un pezzo della sinistra del partito. A Cassino, ad ascoltare la segretaria, c’è Nicola Zingaretti. Il deputato ed ex segretario ha avuto Smeriglio al suo fianco ai tempi della presidenza della Regione Lazio e, prima ancora, da presidente della Provincia di Roma, dove l’esponente di Sel era assessore alla Cultura. Arrivando alla Sala Pacis di Cassino, un piccolo teatro all’ombra della rocca Janula, dribbla i giornalisti e si infila in sala. Certo, Smeriglio non era iscritto al partito, come suggerisce un esponente dem presente all’incontro, ma è pur vero che fu a capo della organizzazione della mozione Piazza Grande con cui proprio Zingaretti fu eletto segretario. Quello di Smeriglio era un malessere che covava da tempo, viene riferito ancora all'Agi. 

 

 

Eppure, in filigrana, sembra di scorgere i primi problemi riguardanti le liste Pd per le europee. Una fonte parlamentare si dice sicura che «è già tutto deciso». Eppure nello stretto entourage della segretaria si frena: Schlein deciderà dopo aver messo a punto il progetto, ovvero il programma. E questo vale anche per quello che riguarda la candidatura della segretaria. Intanto, però, nel Pd si fanno i conti: nella circoscrizione centro, se schlein dovesse corere in prima persona, dopo la segretaria ci sarebbe proprio Zingaretti, dario Nardella e, forse, Matteo Ricci. Le candidature femminili ne soffrirebbero, è il ragionamento. Nel frattempo, Schlein avvia la campagna come fosse già in campo, nel segno della polarizzazione con Giorgia Meloni.

 

 

«Serve un grande piano industriale europeo», attacca Schlein che ne riconosce una ’bozzà nel Next Generation Eu, rivendicato come uno dei risultati recenti del Pd: «Il Next generation Eu è l’inizio di un piano industriale europeo, ma Meloni nemmeno ci crede e non l’ha nemmeno votato». Collegato a questo c’è il tema dei Comuni, da una parte, e della transizione climatica dall’altra: «Questo governo lascia soli gli amministratori, non credendo mai veramente nel Next generation Eu e non dimentichiamo che il partito di Giorgia Meloni non l’aveva nemmeno votato. Questo è un governo che non ha fatto nulla sull’emergenza climatica, Giorgia Meloni non è riuscita a dire una parola sull’emergenza climatica in tre ore di conferenza stampa di fine anno». Il primo vero affondo arriva quando la segretaria approccia al tema delle privatizzazioni: «Non c’è visione», dice la segretaria, «e non accetteremo questo piano di privatizzazioni da venti miliardi. Il governo sta svendendo gli asset strategici del Paese. Stanno svendendo i gioielli di stato», rincara. 

 

 

Passando al capitolo diritti sociali e welfare, è ancora Meloni la convitata di pietra a Cassino. «Il Partito Democratico non accetterà questo continuo smantellamento della sanità pubblica che Meloni sta portando avanti consapevolmente», dice Schlein ricordando il tetto alle assunzioni che, per il Pd, è alla base delle liste d’attesa interminabili che affliggono la sanità pubblica: «Chi ha i soldi salta le liste d’attesa e va dal provato. Chi non ha i soldi rinuncia a curarsi. Bisogna sbloccare il tetto al personale, altrimenti non si abbatteranno le liste d’attesa», spiega ancora prima di passare alla scuola e al «folle progetto di dimensionamento portato avanti da Meloni». Un crescendo, quella della segretaria, che raggiunge l’acme quando si tocca il tasto della libertà di stampa. Un titolo del Tg1 di ieri sera ha innescato la ‘batteria’ del Pd. Schlein interviene a gamba tesa: «Mi hanno segnalato un titolo di ieri nella televisione pubblica che diceva: ‘Mille euro in più per gli anziani, si voterà l’8 e il 9 giugno’. Raccontano con la propaganda che agli anziani andranno mille euro, invece si tratta di una sperimentazione in cui saranno coinvolte circa 25 mila persone. Una propaganda fatta nella forma più becera, fatta sulla pelle degli anziani», scandisce la leader dem per chiosare: «Guardando la televisione, Giorgia Meloni sembra diventata la regina delle televendite, facendo concorrenza a Wanna Marchi. Ma la Tv pubblica non può essere Telemeloni». Per evitarlo, Schlein mobilita il Pd per un sit-in in difesa della libertà di informazione che si terrà a viale Mazzini.

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