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Otto e mezzo, botte da orbi tra Sechi e De Angelis: “Stellantis? Grande conflitto di interessi”

Luca De Lellis
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La politica di delocalizzazione attuata dalla multinazionale Stellantis, di cui è prima azionista la Exor di John Elkann, non è andata giù a Giorgia Meloni. Il premier ha lanciato sul tavolo delle trattative una dichiarazione d’intenti, sostenendo di voler «difendere l’interesse nazionale e quindi penalizzare chi delocalizza». Negli ultimi giorni è stata quindi intrapresa una feroce campagna di stampa da parte dei giornali del gruppo Gedi contro il governo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia. Il tema, durante la puntata di Otto e mezzo di venerdì 26 gennaio 2024, ha scatenato una polemica accesa tra Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington Post di proprietà del gruppo Gedi, e Mario Sechi, secondo cui la critica mossa dai giornali di sinistra a quelli conservatori di destra di fare propaganda a favore di Meloni emerge da un pulpito dal quale non sono ammesse prediche. Ma ricapitoliamo, facendo un po’ d’ordine. 

 

 

Il primo affronto spetta a De Angelis, che prosegue il discorso della conduttrice Lilli Gruber secondo la quale il presidente del Consiglio sarebbe allergico alle critiche dei giornalisti. «È un dato oggettivo. Il punto è se questa leadership abbia uno straccio di cultura liberale, visto che in assenza di una decente opposizione a questo governo Meloni mette sotto attacco i giornali e la magistratura, cioè quei poteri che lei ritiene possano disturbarla». Poi rincara la dose: «Cosa dice Meloni di grave nei confronti dei giornali del gruppo Gedi? Voi fate con i titoli le vostre critiche perché siete dei servi del padrone. Ma in realtà questo non c’entra nulla, perché a me che si parli male di Elkann per la sua politica industriale non interessa nulla». La conclusione è presto detta: «A me interessa rivendicare la mia autonomia giornalistica, e Meloni così come fa Donald Trump sta negando questo diritto, paragonando i giornalisti a maggiordomi dei poteri forti». A quel punto interviene il direttore di Libero, presente in studio, scagliandosi contro l’ipocrisia dei giornali di sinistra: «Allora però dovreste rispettare anche quella degli altri di autonomia. Perché i vostri giornali lanciano continuamente accuse ai nostri che hanno una linea conservatrice, con l’assunto per cui voi siete quelli con la schiena dritta e noi i servi degli editori conservatori e della destra politica». 

 

 

Sechi avverte: «Non funziona così. Mi si dice che il mio peccato originale è quello di esprimere posizioni conservatrici come il mio editore, ma in realtà penso con la mia testa fino a prova contraria». Però ragiono e dico anche, «da che pulpito!». E qui il direttore di Libero torna sul caso Stellantis: «Dal momento in cui Gedi è stato acquistato da Stellantis, cioè da un editore che spazia in settori dell’imprenditoria più varia, tu hai il conflitto di interessi che per 30 anni è stato imputato a Silvio Berlusconi. E quindi non sei più – chiosa infastidito Sechi – quello che può dire ‘io sono quello più puro che ti epura’». Morale, «il discorso o vale per tutti o per nessuno».

 

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