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Acca Larentia, Procaccini e Fidanza inchiodano la "sinistra disperata": aula disertata

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“Quest’aula vuota, disertata dagli stessi parlamentari che hanno voluto questo dibattito, spiega quanto sia più importante per gli antifascisti da salotto trovare posto al ristorante, piuttosto che tra i loro banchi qui, in Parlamento”. Così il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, durante il suo intervento in plenaria a Strasburgo, dove solamente venti persone sono risultate presenti, nel dibattito sui saluti romani ad Acca Larentia. “D’altra parte, l’obiettivo delle sinistre era diffamare l’Italia e l’obiettivo è stato raggiunto. Dispiace che, come al solito, si presti a questa operazione così spregiudicata anche la sinistra italiana, ancora incapace di comprendere le ragioni del proprio fallimento politico ed elettorale. Partiamo dal titolo di questo dibattito: “La lotta contro la rinascita del neofascismo in Europa, anche in riferimento alla parata che si è svolta a Roma il 7 gennaio”. Prima di tutto, non è stata una parata, ma una commemorazione funebre. La stessa che si svolge da oltre 40 anni, ogni 7 di gennaio. La stessa in cui, oltre all’omaggio composto di cittadini e istituzioni, purtroppo, alcuni militanti dell’estrema destra sono soliti fare il saluto romano, ma che nel corso degli anni sono divenuti via via sempre più esigui. Già, perché in questi oltre 40 anni al governo dell’Italia si sono succeduti partiti di ogni colore politico; primi ministri come Draghi e Conte, Craxi e Andreotti, Prodi e D’Alema. E la commemorazione di Acca Larentia è rimasta sempre uguale a se stessa", ha continuato. 

 

 

 

E ancora: "Solo il numero delle persone che fanno il saluto romano è cambiato. Oggi sono alcune decine, mentre in passato erano alcune migliaia. E quel saluto, così anacronistico, per certi versi anche grottesco, non ha neanche mai avuto il significato politico dell’apologia del regime fascista. Tanto è vero che quasi mai la magistratura vi ha ravvisato un reato, considerandolo per ciò che davvero è: un gesto funebre. Un gesto piccolo, all’interno di una tragedia troppo grande per essere dimenticata: quella di giovani ragazzi innocenti, massacrati dal terrorismo comunista. Avremmo preferito parlare delle vittime del terrorismo politico in quest’aula. Tutte le vittime, di qualunque partito esse siano. Non è stato possibile, perché il Partito Democratico italiano e i diversi gruppi della sinistra europea lo hanno impedito, anche ieri. Evidentemente possono disertare questo dibattito per andare a cena, ma non sono ancora sazi di odio politico. Buon appetito, noi continueremo a nutrirci di rispetto per le idee altrui e di amore per il nostro popolo”. 

 

 

L'Italia è in pericolo? Il capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo Carlo Fidanza, intervenendo in Plenaria a Strasburgo durante il dibattito sulla ‘Lotta alla recrudescenza del neofascismo in Europa, anche alla luce del corteo svoltosi a Roma il 7 gennaio’, ha smontato i teoremi della sinistra: “Oggi in Italia le minacce alla sicurezza pubblica vengono soprattutto dall’estrema sinistra e dal radicalismo islamico. Non c’è nessun rischio di ritorno del fascismo, la democrazia è al sicuro e difesa saldamente da Giorgia Meloni, che ha già più volte espresso parole di netta condanna di ogni ideologia totalitaria e di ogni nostalgia”.  Ritornando su Acca Larentia, ha aggiunto: “Quella di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, uccisi il 7 gennaio 1978 davanti a una sezione del Movimento sociale italiano a Roma, è la storia di tanti altri ragazzi uccisi avendo l’unica colpa di fare politica a destra in quegli anni terribili. L’azione fu rivendicata da un gruppo armato comunista ma i colpevoli non furono mai trovati, così come gli assassini di Mikis Mantakas, di Mario Zicchieri, di Francesco Cecchin e di Paolo Di Nella. Vittime senza giustizia di una stagione di odio, nella quale persero la vita anche giovani di sinistra, pure loro vittime collaterali, dimenticate da chi preferisce utilizzare la memoria come clava politica. Già, perché comunque la si pensi, c’è una verità innegabile: quella commemorazione di pochi minuti - alla quale a scanso di equivoci il nostro partito non partecipa - si svolge con le stesse modalità ogni anno, da decenni, con governi di ogni colore. Anche lo scorso anno, con il governo Meloni già in carica… ma le elezioni si erano appena celebrate e quelle successive erano ancora troppo lontane. Oggi invece le elezioni si avvicinano e una sinistra disperata e senza argomenti non trova di meglio che gridare al sempreverde pericolo nero. Vi faccio una previsione, cari colleghi: anche stavolta non funzionerà”. 

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