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Schlein e la doppia morale: attacca Meloni su Pozzolo ma non risponde su Degni

Edoardo Romagnoli
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Meloni chiama Schlein risponde. La segretaria dem, in un’intervista a La Repubblica, accetta l’invito del premier a un confronto televisivo. «Ho lanciato io la sfida a Meloni sul merito - spiega la leader dem - non mi fa nessuna paura anche se hanno provato a dirlo dopo il mio rifiuto di partecipare alla loro festa di partito perché non divido il palco con nostalgici del fascismo e franchismo. Si vedrà che le pompose promesse della destra si sciolgono come neve al sole. Il confronto tv non sostituisce però quello in Parlamento, lo frequentano poco e calpestano le opposizioni». Poi sulla sua possibile discesa in campo alle Europee spiega: «Le mie valutazioni prescindono da Meloni. Sono impegnata a costruire un progetto a partire dall’iniziativa in sei luoghi simbolici su quale Europa vogliamo. La mia candidatura sarà l’ultima questione. Ora lavoriamo per le liste aperte alla società civile».

 

 

Nel 2024 non ci saranno solo le Europee ma anche le elezioni amministrative. Qui il nodo è sulle possibili alleanze che potrebbero complicarsi se Conte dovesse avvertire il rischio di una polarizzazione del dibattito su Schlein e Meloni. «Ai territori - spiega la segretaria - abbiamo chiesto alleanze ampie ma coerenti e non imponiamo niente dall’alto. Abbiamo già costruito candidature credibili e forti come in Abruzzo». Schlein con l’investitura a «leader dell’opposizione» da parte del premier è tentata dal testa a testa. Anche perché avrebbe tutto da guadagnare, anche rispetto alle dinamiche interne al Pd, e poco da perdere ma allo stesso tempo sa bene che un’eventuale sconfitta mediatica contro Meloni potrebbe danneggiarla. Oltre al fatto che tagliare fuori Conte dai giochi potrebbe complicare la partita delle alleanze sui territori e con un centrodestra unito il Pd sa che deve trovare sponde se vuole sperare di vincere. Per questo evita di dare risposte certe su una sua eventuale discesa in campo. Nel frattempo però attacca a testa bassa. Prima sui «presunti ricatti» lamentati dal premier nella conferenza stampa di inizio anno. «Faccia i nomi e i cognomi di chi prova a ricattarla, se il suo non è il solito vittimismo per coprire i fallimenti del governo. Dovrebbe consegnare alle autorità competenti gli elementi in suo possesso». Poi, cavalcando gli ultimi casi di cronaca, spiega che «Meloni avrebbe dovuto chiedere scusa» per la vicenda dello sparo di Capodanno in cui è coinvolto il deputato di FdI Emanuele Pozzolo «e pretendere le dimissioni» dello stesso. Tutto giusto se non fosse che proprio Schlein sulla vicenda che ha coinvolto il consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni (quello che sperava nella mancata approvazione della legge di bilancio per vedere la maggioranza «schiumare dalla rabbia») non ha proferito parola. Sono due casi in cui delle personalità pubbliche non hanno ricoperto il loro ruolo con «disciplina ed onore» come prevede la Costituzione.

 

 

Schlein però rilancia anche sulla vicenda Anas - Verdini «la difesa di Meloni - dice Schlein - è debolissima. Salvini deve riferire: non è indagato ma le ordinanze delineano un sistema di intermediazione tra manager pubblici e imprenditori che usavano la loro prossimità al ministro e a un sottosegretario della Lega». Più in generale per la segretaria dem Meloni nega le sue responsabilità: «Lo fa su tutto, sulla bocciatura della riforma del Mes e sulla legge bavaglio, dà la colpa al Parlamento, quando è lei a dare la linea alla sua maggioranza». La segretaria torna anche sulla polemica della Rai ribattezzata Telemeloni. «Meloni sarà l’ultima premier a lottizzarla, bisogna intervenire con una riforma che dia indipendenza dai partiti». L’appuntamento del faccia a faccia in televisione non è ancora stato segnato sul calendario ma il confronto sembra già essere entrato nel vivo.

 

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