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Meloni-Schlein: il duello tv è un problema per Conte

Edoardo Romagnoli
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Giorgia Meloni ha scelto il suo avversario perle Europee. «Mi impegno volentieri a un confronto con Elly Schlein. Credo sia normale, giusto che il presidente del Consiglio dei ministri si confronti con il leader dell’opposizione prima della campagna elettorale per le elezioni europee» ha detto il premier durante la conferenza stampa di fine anno rispondendo a chi le chiedeva se avesse accettato un faccia a faccia con la leader del Pd. L’investitura di Schlein a «leader dell’opposizione» avrebbe agitato gli animi di qualche dem che, secondo indiscrezioni, a poche ore dalle parole di Meloni si chiedeva: «Come la prenderà Conte?». Il timore è che i 5 Stelle potrebbero alzare i toni per non rimanere oscurati dal confronto fra le due leader. Oltre al fatto che i rapporti fra il Movimento di Conte e il Partito democratico, già difficili, possano complicare ulteriormente. Anche se alcuni grillini raggiunti telefonicamente dall’Agi hanno confermato che la linea rimane quella di sempre: il dialogo sui temi con tutte le opposizioni alla ricerca di minimi comuni denominatori su cui costruire proposte unitarie. Possibile. Certo è che Conte al termine della conferenza stampa ha dichiarato: «Meloni può fare le strategie che vuole e scegliere di confrontarsi con chi vuole. Con me ha rifiutato intimando ai vertici di Fratelli d’Italia il "niet" a una mia presenza ad Atreju».

 

 

 

Un concetto rafforzato anche da Stefano Patuanelli, uno di quelli che nel Movimento 5 Stelle in passato ha cercato di mediare fra grillini e dem. «Meloni è legittimata a confrontarsi con chi vuole, con chi teme di meno» ha dichiarato il dirigente M5S. Dichiarazioni che potrebbero nascondere un malcelato desiderio, da parte dei 5 Stelle, di complicare la partita delle alleanze in vista delle regionali. In Sardegna l’accordo è già stato raggiunto. I dem hanno accettato la candidatura della grillina Alessandra Todde, stesso discorso in Abruzzo dove le opposizioni unite appoggeranno Luciano D’Amico candidato con la lista civica «Abruzzo insieme». In Basilicata è ancora in ballo la candidatura di Angelo Chiorazzo, Conte però finora ha preferito la prudenza. Partita più complicata in Piemonte dove i rapporti fra dem e 5 Stelle sono tesi da tempo. Qui i dem hanno preferito sospendere le primarie puntando su Chiara Gribaudo che sembrava potesse raccogliere anche il consenso della Appendino.

 

 

Ma il confronto fra i due partiti è ancora in alto mare. Due giorni fa i vertici regionali del Pd e del M5S hanno fatto una riunione da cui però non è emerse nessuna novità. E in assenza di un accordo fra i dem c’è già chi invita la segreteria a procedere con le primarie. Secondo la logica che «mettendo in campo un candidato di peso, sostenuto dal voto delle primarie, le altre forze politiche e le forze civiche si aggregano per forza di cose». Sembra proprio che le parole di Giorgia Meloni abbiano contribuito a sfaldare un rapporto che già non godeva di ottima salute. Il punto dirimente è che i due partiti, Pd e M5S, sanno di non poter vincere da soli ma sanno anche che il rischio di fare fronte comune potrebbe sancire la «morte politica» di uno dei due. E fra i due litiganti si sa che solitamente a godere è sempre il terzo.

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