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Intervista a Foti: “Natalità obiettivo 2024. Alla sinistra dico ‘non fate i gufi e tifate Italia'”

Edoardo Romagnoli
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L’attacco di Hamas, la morte di Silvio Berlusconi, la tragedia di Cutro e i fatti di Caivano, sono solo alcuni dei fatti che hanno segnato questo 2023. Il Tempo ha intervistato il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Tommaso Foti per ripercorrere a grandi tappe questo primo anno di governo.

Onorevole partiamo dalla fine. La manovra economica è diventata legge, qual è la misura che più la rende orgoglioso e su quale invece avreste potuto fare di più?
«Le misure più significative sono indubbiamente i 14 miliardi in meno di nuove tasse. Circa 10 miliardi di euro dal taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti che interessa 14 milioni di persone e l’accorpamento delle due aliquote al 23% per i redditi fino a 28 mila euro che rappresentano il primo modulo della riforma fiscale. È la prima volta dopo anni che l’esecutivo restituisce ai cittadini una parte significativa di tasse. Uno dei nostri pilastri era la famiglia e noi abbiamo investito 1,6 miliardi come abbiamo investito 5 miliardi per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e 3 miliardi per quelli della Sanità. Devo dire che le misure più urgenti e necessarie le abbiamo fatte poi è chiaro che, ad esempio, sarebbe stato e sarà auspicabile se in futuro si riuscirà a finanziare il fondo sociale per gli affitti».

Le opposizioni hanno lamentato dei tempi troppo contingentati per l’approvazione della legge di bilancio.
«Quello che viene definito un ritardo nel Senato è stato un percorso condiviso con l’opposizione. La legge di bilancio si deve fare in 45 giorni non si può fare in 45 mesi, il percorso è quello: da metà novembre al 31 dicembre. Avremmo potuto accelerare al Senato, ma se lo avessimo fatto avrebbero detto che volevamo strozzare il dibattito. È chiaro che se il dibattito si sviluppa in modo ampio in un ramo del Parlamento nell’altro finisce per essere più ristretto, ma i tempi contingentati sulla legge di bilancio sono previsti dai regolamenti parlamentari non è che siano un’invenzione. Alla fine penso che quanto a centralità del Parlamento il fatto che dopo alcuni anni per la prima volta la Camera dei deputati approva la legge di bilancio senza voto di fiducia sia un atto di responsabilità delle opposizioni, della maggioranza e del governo».

 



La maggioranza ha posto la fiducia 40 volte in 14 mesi. Il dato più alto negli ultimi 15 anni nonostante l’ampia maggioranza di cui gode il governo in Parlamento. Pensa che questo dato potrà diminuire in futuro?
«Veniamo da parecchi anni dove la politica non c’è stata molto e quindi l’assetto legislativo è stato quello che è stato, è chiaro che nel momento in cui tu vuoi portare avanti un sostanziale cambia mento del Paese soprattutto su alcune norme e in relazione ad alcuni fatti la decretazione d’urgenza è fatale». Più in generale come è stato il rapporto con le opposizioni? «Il rapporto con le opposizioni presenta due aspetti: uno di conflittualità politica, una cosa più che naturale soprattutto una volta in cui c’è un governo politico e non un governo d’emergenza. Mentre rispetto all’andamento dei lavori parlamentari in linea di massima debbo dire che è stato un rapporto chiaro, alla luce del sole, dove la maggioranza conscia che alcuni provvedimenti governativi avevano una corsia preferenziale non ha inficiato sicuramente la quota dell’opposizione in termini di discussione, di proposte di legge o di mozioni, ma si è autolimitata».

Molti commentatori, prima dell’insediamento a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, avevano profetizzato una stagione di isolamento internazionale per l’Italia. Siete riusciti a smentirli?
«Assolutamente sì. E credo che l’errore fondamentale che commettono le attuali opposizioni è quello di non voler creare un’alternativa politica, perché sono incapaci avendo in comune poco o niente sul piano programmatico, limitandosi a fare un fronte coeso anti Italia. I risultati ottenuti da Giorgia Meloni in ambito internazionale sono doppiamente significativi perché ottenuti non con dietro tutto l’arco parlamentare così come dovrebbe essere quando il Presidente del Consiglio va a rappresentare non la maggioranza ma il popolo italiano all’estero. Invece ha sempre avuto della gente che ha creato delle condizioni o dei tentativi di sviamento, ma è andata male per loro, se ne devono rendere conto. Anche come gufi valgono poco».

 

 

Mi dice tre istantanee che si porterà dietro di questo 2023?
«La prima è senza dubbio l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Un altro momento è la visita di Ursula von der Leyen a Lampedusa con Giorgia Meloni perché in quella visita c’è un grosso messaggio politico molto diverso dal passato. Non possiamo pensare che l’Italia da sola possa affrontare il problema dell’immigrazione e in quella visita vi è stata una solidarietà dell’Europa nei fatti e l’acquisizione comune che quello dell’immigrazione è un tema europeo che l’Unione per troppi anni ha trascurato. Per non parlare solo delle cose belle ma anche degli errori come ultima foto sceglierei il momento in cui, per un po’ di disattenzione, non abbiamo raggiunto il quorum per votare la Nadef alla Camera. È stato un errore a cui abbiamo posto rimedio immediatamente ma c’è servito da lezione per capire che quando si è impegnati alla Camera non bisogna distrarsi».

Da quali priorità ripartirete nel 2024?
«La lotta alla denatalità. Anche se la questione ha una dimensione non solo nazionale ma europea. Penso che si debba fare anche una riflessione sul fatto che abbiamo creato una società in cui la donna è fortemente penalizzata nel momento in cui diventa madre e questi sono dei retaggi culturali che vanno superati velocemente. Poi dobbiamo fare una politica di aiuti per la famiglia perché pian piano anche la rete familiare, che è stata sempre di supporto, si sta indebolendo rispetto al passato. Infine se i giovani non hanno una possibilità di avere una retribuzione stabile e sufficiente diventa difficile avvicinarsi al concetto di famiglia anche perché oggettivamente il costo della vita è diventato molto elevato. Non dobbiamo dimenticare che i provvedimenti di volta in volta adottati non danno il risultato sei mesi dopo, sulla demografia si investe oggi per raccogliere fra 10-12 anni».

 

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