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Elezioni Monza, Galliani nel seggio di Berlusconi: cosa c'è dietro l'ultimo flop della sinistra

Pietro De Leo
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Le elezioni suppletive sono di norma considerate una nota a margine nel fluire della politica, ma stavolta, con la riassegnazione del collegio di Monza, è opportuno andare un po’ più in profondità. Il primo punto riguarda il motivo per cui si è svolta questa consultazione, ovvero attribuire il seggio senatoriale che era stato di Silvio Berlusconi. Ha vinto, con largo margine, Adriano Galliani, e ciò ha una portata politica rilevante. La figura, infatti, rappresenta la continuità della storia berlusconiana proprio in un territorio che, assieme a Milano, ne ha costituito il teatro del mito fondativo. In Brianza c’è Arcore, dove ha sede villa San Martino, cuore decisionale per tutti gli ambiti in cui il percorso di Silvio Berlusconi si è delineato, dall’impresa fino allo sport e alla politica. Di questo cammino così trasversale, Galliani è stato partecipe di primissimo piano, fino all’ultima sfida sportiva, il Monza. Dunque, la sua elezione costituisce l’allaccio di un nodo per unire il filo di Forza Italia al futuro, pur rimanendo saldamente ancorato alla propria identità.

 

 

Non a caso, il risultato di Galliani è stato accompagnato da dichiarazioni dei figli maggiori di Silvio Berlusconi: “La sua elezione testimonia il grande affetto dei brianzoli nei confronti del mio papà: oggi il suo seggio va a una persona di grandissime qualità umane e professionali”, dice Marina. “E' la persona giusta per subentrare nel seggio di senatore che occupava mio padre. La sua esperienza, il suo equilibrio e la sua determinazione sono una garanzia per i cittadini che lo hanno eletto”, afferma Pier Silvio. E non a caso le parole di giubilo degli azzurri sono state molto orientate sull’identità e sull’effetto-slancio. Il Segretario nazionale Antonio Tajani ha parlato di “vittoria dal sapore speciale”. Di “importante lavoro sul territorio” ha scritto Alessandro Sorte, coordinatore di Forza Italia in Lombardia mentre Letizia Moratti, da poche settimane alla guida della Consulta del Segretario, ha dichiarato: “Da qui si rilancia l'impegno del partito e della coalizione di centrodestra per il bene del Paese”.

 

 

C’è anche un altro aspetto, riguardante tutta l'alleanza: il centrodestra vince all’uninominale nonostante un’affluenza inferiore al 20%. E questo ribalta una vulgata che vede il blocco progressista più vocato alla mobilitazione capillare. Alcune analisi giornalistiche, infatti, negli scorsi giorni preventivavano una sorpresa per Marco Cappato (candidato del centrosinistra in un campo larghissimo, dal Terzo Polo alla sinistra radicale) nel caso in cui ci fosse stata scarsa partecipazione alle urne. Non è avvenuto, per quanto la grande maggioranza dei cittadini si sia tenuta lontana dalle sezioni elettorali, e ciò dimostra che certi schemi di fidelizzazione sono saltati. Un tema in più su cui ragionare per Elly Schlein, che si trova ad aggiungere un altro anello alla catena di sconfitte sul territorio mai interrotta da quando è alla guida del Pd.

 

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