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Migranti, Meloni festeggia il successo nell'Ue: “È passata la linea dell'Italia”

Dario Martini
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«L’emendamento è stato ritirato ed è passata la posizione italiana». Sta tutta in questa frase di Giorgia Meloni la sintesi della giornata di ieri. La clausola al regolamento sulla gestione delle crisi migratorie, voluta fortemente dalla Germania, avrebbe sdoganato le operazioni in mare delle Ong. Ma non aveva alcuna chance di passare a causa alla ferma opposizione dell’Italia mostrata sin dall’inizio dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Alla fine Olaf Scholz si è dovuto arrendere. Non conveniva tirare troppo la corda. Il taglio dell’emendamento pro Ong non è l’unico successo registrato ieri alla riunione del Coreper, il comitato che riunisce gli ambasciatori dei 27 Stati membri dell’Unione. Rimpatri più veloci, meccanismi di solidarietà obbligatoria con ricollocamenti tra i Paesi europei, controlli rafforzati alle frontiere, sono tutti punti fortemente voluti dal premier. Intervistata a Sky Tg24, Meloni spiega il motivo della sua soddisfazione: «Mi pare che si usino parole chiare quando si dice che i trafficanti di esseri umani non possono decidere chi entra in Europa, perché è una strada chiara quella che l’Europa vuole intraprendere». Il presidente del Consiglio ricorda anche tutti gli sforzi diplomatici delle ultime settimane e mesi: «Abbiamo visto le dichiarazioni dei vertici dei Paesi del Med 9 (i nove Stati europei che si affacciano sul Mediterraneo, ndr), abbiamo visto la Francia, con la Germania si era aperta una discussione sul Patto di migrazione e asilo perché chiedeva di aggiungere un emendamento che secondo me faceva dei passi indietro sul tema delle Ong».

 

 

L’emendamento, come detto, è stato ritirato. Ora «si tratta di implementare velocemente gli strumenti effettivi aggiunge Meloni - È poi nella velocità di realizzazione che l’Europa deve essere più brava». La sinistra italiana, però, non ci sta. E sostiene che in realtà sia una vittoria di Pirro. Lo dice, ad esempio, il M5S. Secondo il movimento di Giuseppe Conte, «il meccanismo di solidarietà», quello che fa scattare i ricollocamenti, si attiva solo «in casi molto fondati». Ma questo aspetto è scontato. Deve, infatti, sussistere un’acclarata situazione di emergenza, come quella attuale ad esempio. E se dal Pd Elly Schlein sottolinea il voto contrario di Ungheria e Polonia, Meloni risponde per le rime: «Devo dire che sul dossier migranti non mi sento isolata», anzi «mi sembra che sia molto più isolata una sinistra europea che continua a ritenere di poter affrontare questa materia in modo ideologico facendo di fatto un lavoro che non aiuta nessuno. Mi pare che si usino parole chiare quando si dice che i trafficanti di esseri umani non possono decidere chi entra in Europa, perché è una strada chiara quella che l’Europa vuole intraprendere».

 

 

Infine, c’è spazio anche per commentare la sentenza del giudice di Catania che ha revocato il trattenimento di tre migranti nel centro di Pozzallo. «Io sono una persona di destra, ho rispetto delle istituzioni e della separazione dei poteri. Per me non c’è nessun fronte aperto con la magistratura, ma mi permetto di dire che quella è una sentenza incomprensibile, non la condivido. Piuttosto mi preoccupa la difesa corporativa dall’altra parte, perché come un magistrato è libero di dire che un provvedimento del governo è illegittimo, il governo può dire che non è d’accordo senza che questo voglia dire attaccare una categoria», conclude Meloni.

 

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