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Debito pubblico, Tremonti a valanga: "Anni di finanza scriteriata". No ai tecnici

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Per quanto riguarda il debito pubblico, l'Italia si sta impegnando a ridurre gradualmente questa cifra. Si prevede che il debito scenderà dal 140,2% del PIL nel 2023 al 140,1% nel 2024, 139,9% nel 2025 e infine 139,6% nel 2026. Questa tendenza al ribasso è un segnale positivo per la stabilità finanziaria del Paese e può contribuire a migliorare la sua capacità di ottenere finanziamenti a costi più bassi. Non mancano però le polemiche. Dopo la leggera salita dello spread a seguito dell’approvazione della Nadef e delle previsioni sul deficit, hanno iniziato a circolare rumors sulla possibilità di un governo tecnico. Giulio Tremonti, presidente della commissione Esteri della Camera ed ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi, in un'intervista concessa al Corriere della Sera, ha spiegato che non si tratta di un complotto ma che la situazione economica dell'Italia è diretta conseguenza dell'operato di chi ha governato in precedenza. 

 

 

"Non c’è un grande complotto, c’è un grande debito. Tra l’altro, per certi versi la guerra ha prodotto effetti di stabilizzazione: dubito che una grande speculazione internazionale sia organizzata contro un Paese occidentale. Anzi, per quanto ne so, lo escluderei", ha detto Tremonti. Il probema, non è tanto lo spread, quanto il debito con cui il Paese deve fare i conti: "Possiamo pure notare che lo spread, riferito al tasso tedesco, aveva più senso quando la Germania andava bene. Ma il problema resta il monstre del debito italiano. Forse è utile ricostruire un po’ del passato. La Prima Repubblica era in pareggio di bilancio fino agli anni Settanta. Poi il debito sale, in principio per giuste ragioni. Soltanto, poi tutto degenera e produce una democrazia del deficit che poi diventa deficit di democrazia. E segna la fine della Prima Repubblica", ha spiegato. 

 


 

Il presidente della commissione Esteri della Camera ha continuato: "Tra il ‘93 e il ‘94 inizia una lunghissima fase di riduzione del debito, fino quasi al 100%. Che include tutti i governi, incluso — se posso notarlo — quelli di Silvio Berlusconi. Nel 2011, dopo la crisi del 2008, il debito arriva al 117% del prodotto, ma attenzione: non perché aumenta la spesa pubblica, ma perché viene meno il Pil. Dopo il debito sale in verticale. Ecco, quella crisi non è stata superata. È stata semplicemente rinviata stampando moneta, passando dai billion ai trillion , finanziando con la Bce i debiti pubblici e andando contro le leggi di natura con i tassi sotto zero. Karl Marx diceva: i tassi a zero saranno la fine del capitalismo. E a volte ci prendeva. Fatto sta che inizia l’età felice dei Letta, Renzi, Gentiloni. Che galleggiano senza porsi il problema di risanare". 

 

 

Sul governo Conte Tremonti ha dichiarato: "Il suo governo arriva a ridosso della crisi del Covid, che modifica lo scenario dappertutto: crolla il Pil, sale per necessità la spesa pubblica. Con l’aggiunta di scelte come l’abolizione della povertà e i bonus per l’edilizia, che oggi si presentano più come malus: prima effetto positivo sul Pil, poi effetto negativo per le decine di miliardi di deficit. E con alcune complicazioni di cui si parla poco...Quello che non viene ancora considerato, ma dovrebbe essere valutato, è l’impatto delle garanzie di Stato Covid alle imprese. Con l’economia che frena e i tassi che salgono, questa è una negatività che va messa in conto e va in qualche modo prevista. Quanto vale? 300 miliardi? Metti che sia anche soltanto 30 o 40... E non dimentichiamo che il Pnrr non è tutto a fondo perduto. E prevede investimenti che non ripagano il debito".

 

 

Il governo Meloni "arriva alla fine di un ciclo di finanza strana, diversa dal passato. È cambiata la struttura del capitalismo, siamo in qualche modo alla fine di un ciclo e bisogna tenere gli occhi aperti. Anche se c’è un’enorme ricchezza privata, i prezzi si fanno dall’estero sui margini. E poi, c’è l’incerto stato dell’Unione, perché il vecchio Patto di stabilità è sospeso. E non si capisce se è meglio il vecchio o il nuovo, in una realtà storica che è unica nella storia moderna: Stati senza moneta e moneta senza uno Stato, con l’euro", ha detto Tremonti. Come si risponde alle voci di un governo di emergenza? "La soluzione certo non è un governo tecnico, che poi è un caso in cui l’aggettivo cancella il sostantivo", ha concluso l'ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi. 

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