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Un anno di governo Meloni: così il centrodestra sta cambiando l'Italia

Pietro De Leo
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Un anno dalla vittoria elettorale del centrodestra. Ma anche un anno in cui il governo guidato da Giorgia Meloni ha dovuto affrontare i contraccolpi dei rivolgimenti internazionali sul piano economico-sociale. L’ondata inflazionistica derivazione della guerra in Ucraina e dallo sfalsamento delle catene di approvvigionamento dovute alla crisi cinese; la politica BCE sui tassi di interesse che ha causato una stretta al credito; le politiche dei Paesi produttori di petrolio che hanno causato il rialzo del prezzo del barile, la moltiplicazione delle crisi in Africa.
Queste sono alcune delle accelerazioni che il governo ha dovuto fronteggiare.

 

A trecentosessantacinque giorni dal trionfo alle urne è opportuno soffermarsi sui dati di contesto rilevanti, su una serie di misure realizzate e di percorsi avviati. Sul piano dello scenario, l’alleanza Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è sinergica. A smentita di quanti ne preventivavano un calo subitaneo di tenuta. Certo, ogni partito ha le sue proposte qualificanti e l’avvicinamento delle elezioni europee, prevedibilmente, aumenterà di intensità le rivendicazioni.

Ma a parte qualche asperità del tutto fisiologica, sui fondamentali i tre partiti si ritrovano. E il confronto interno alla coalizione consente persino di correggere in corsa percorsi nati con un eccesso di smania da risultato (è il caso della norma sugli extraprofitti bancari dove il dialogo intorno alle proposte di modifica presentate da FI ha consentito di giungere ad una definizione che non danneggi risparmiatori e istituti del territorio).

 

L’altro elemento è la proiezione internazionale. Anche in questo caso, molti commentatori dei giornali progressisti e qualche testata internazionale avevano disegnato per l’Italia con Meloni a Palazzo Chigi un futuro di isolamento nel quadro dell’alleanza atlantica e in Europa. Non è avvenuto e lo confermano da un lato la recente visita della Presidente Giorgia Meloni alla Casa Bianca, dall’altro il filo del confronto avviato con Ursula von der Leyen su svariati dossier. E lo dimostrano le plurime interlocuzioni sostenute dal ministro degli Esteri Antonio Tajani su tutti gli scenari.

Sul piano delle realizzazioni, rileva, per esempio, un corpus di norme destinate all’aiuto delle famiglie, come l’aumento dell’assegno unico universale e la riduzione dell’aliquota Iva al 5% sui prodotti di prima infanzia, oltre alla conferma di alcuni strumenti per fronteggiare il caro-carburante, tra questi il bonus sociale sulle bollette. Sul piano delle politiche occupazionali, poi, il governo ha portato a termine un intendimento di campagna elettorale: il superamento del reddito di cittadinanza.

 

Viene assicurato un sostegno economico per gli inabili al lavoro, mentre per gli occupabili l’aiuto viene elargito (temporaneamente e in misura ridotta rispetto a prima) con il vincolo della partecipazione a percorsi di formazione. Sempre nel campo delle politiche del lavoro, poi, è stato introdotto un taglio del cuneo fiscale del 6% per i lavoratori con reddito fino a 35mila euro annui e del 7% fino a 25mila euro, oltre a sgravi per chi assume giovani. Sul piano fiscale, la manovra 2023 ha introdotto la flat tax incrementale per le partite Iva relativamente ai redditi dell’anno in corso e una riforma più complessiva ha gettato le basi per la riduzione delle aliquote. Altri passi importanti, poi, sono stati la riforma del codice degli appalti e del codice della strada, su impulso del ministro Matteo Salvini. E alcune novità nell’ambito educativo, messe in campo dal ministro Giuseppe Valditara: l’introduzione dei docenti tutor, per aiutare gli studenti più in difficoltà nel proprio percorsi di apprendimento, e la ri-attribuzione del valore al voto di condotta. Iniziative, poi, sono state avviate sul fronte della giustizia, dando corpo alle battaglie storiche di Forza Italia e Silvio Berlusconi: il «ddl Nordio» ha gettato le basi per l’abolizione dell’abuso d’ufficio, un reato dall’antieconomia giudiziaria piuttosto palese. Alcuni emendamenti al decreto omnibus hanno disinnescato la pratica delle intercettazioni a strascico e definito una normativa per una gestione delle intercettazioni penalmente irrilevanti che salvaguardi la riservatezza dei soggetti coinvolti. 

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