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Manovra, saltano alcuni bonus fiscali: così il governo racimola 4-5 miliardi

Luca De Lellis
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Il grosso cruccio che si porta con sé la prima legge di Bilancio targata Giorgia Meloni è il reperimento dei fondi per attuare le misure che il Premier ha individuato. Dato il deficit economico che attanaglia la Manovra, la leader di Fratelli d’Italia non potrà accontentare tutti, per concentrarsi su ciò che più le sta a cuore. Intanto, però, i tecnici del Senato a luglio hanno pubblicato un dossier che racconta di come i bonus fiscali distribuiti ai cittadini siano aumentati in modo esponenziale nel periodo tra il 2016 e il 2022 (+40%). Secondo i dati riportati da Repubblica, contenuti nel documento, si contano 740 agevolazioni per un totale di 125,6 miliardi impiegati. Se però si decurtano i bonus prodotti esclusivamente da Comuni e Regioni, rimangono 626 sconti per un totale di 82 miliardi spesi. “Una cifra – scrive la firma di Valentina Conte - che significa meno tasse per il cittadino beneficiario, ma anche meno gettito e quindi costo per lo Stato”.

 

 

Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo si era pronunciato mesi fa su una possibile “potatura intelligente degli sconti fiscali per finanziare il taglio delle tasse”, salvaguardando però i bonus per figli, casa, salute, istruzione, previdenza complementare, risparmio energetico, riduzione del rischio sismico. E, in base a quanto racconta il quotidiano, ora l’esecutivo cerca di racimolare 4-5 miliardi dalle suddette potature per “finanziare il taglio dell’Irpef”. Al contempo, però, non vorrebbe assumere la maschera del cattivo che alza le tasse degli italiani, anche perché il centrodestra ha sempre sostenuto l’esatto contrario nelle campagne elettorali dell’ultimo decennio. Quindi il compito di Meloni&Co sarà quello di valutare bene quei bonus marginali, percepiti anche in maniera poco chiara come riportato dal dossier, per limitare al minimo gli svantaggi che una decurtazione degli sconti fiscali porterebbe agli italiani.

 

 

A questo proposito, il viceministro Leo ha voluto fortemente 13 commissioni (con mille esperti) che si occupino proprio di trovare un metodo efficace per scrivere i decreti attuativi della delega fiscale. Da quello che risulta a Repubblica, la prima idea è di tagliare in modo orizzontale. Ergo, non togliere uno o più sconti, ma di coinvolgere solo i redditi più alti. Nella scala si partirebbe quindi dai 120 mila fino a coloro che percepiscono 240 mila euro lordi annui. L’obiettivo numero uno è non interessare anche il ceto medio, perché molti degli estimatori di Meloni sono lì.

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