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Giorgia Meloni prepara la ripresa dei lavori, a Roma Cdm e finanziaria

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Ultimi giorni di relax per Giorgia Meloni nella masseria di Ceglie Messapica. La presidente del Consiglio, secondo quanto si apprende, in settimana farà rientro a Roma dopo aver ricaricato le batterie per mettersi al lavoro sui tanti dossier all’attenzione di Palazzo Chigi. Il primo appuntamento in agenda per la premier, anche se non ancora confermato, dovrebbe essere lunedì 28 agosto quando tornerà a riunirsi il Consiglio dei ministri. Subito dopo per Meloni è in programma una missione lampo in Grecia per il bilaterale con Kyriakos Mitsotakis, primo ministro ellenico e leader del partito conservatore Nuova Democrazia (che in Europa appartiene alla famiglia del Ppe). Insomma, una ripartenza dopo la pausa estiva ricca di impegni. Non certo una novità per Meloni che, a proposito della sua esperienza da capo del governo, ha confessato al settimanale "Chi" che stare a Palazzo Chigi «è come stare sull’ottovolante 24 ore su 24. Ogni giorno è una sfida e riuscire a tenere insieme tutto è veramente difficile. A volte ti viene il desiderio di scendere da quell’ottovolante, di fermarti un momento e di tornare alla normalità. Ma è un pensiero che ti lambisce la mente solo per qualche istante e poi svanisce. Perché sai che quello che stai facendo ha uno scopo, un senso più grande».

 

 

 

E l’obiettivo, a stretto giro, è quello di confezionare al meglio una finanziaria che si prevede complessa a causa delle scarse risorse. Un tasto questo su cui è tornato a battere con forza il Partito democratico, riprendendo le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha annunciato una manovra di bilancio «complicata». «Presidente Meloni, benvenuta sul pianeta Terra - è l’attacco dem via social - Qui contano i fatti, non le promesse per altro disattese costantemente. Il Governo è schiacciato tra chi la spara più a destra, per proprio tornaconto elettorale, e chi dovrà far quadrare i conti. Il risultato? Una manovra dell’immobilismo, che non sosterrà la crescita e le fasce più deboli della popolazione». Una denuncia quella del Pd a cui fa seguito una previsione: «Preparano una stagione di tagli: sul welfare, sulla sanità, sulla scuola. Non resteremo in silenzio di fronte a questa destra che vuole smantellare lo stato sociale, favorendo furbetti ed evasori». Anche +Europa col segretario Riccardo Magi attacca ricordando che «a un anno dalle elezioni, la propaganda di Meloni e Salvini si è sciolta di fronte alla prima vera manovra del governo dei patrioti. Le loro promesse sono già carta straccia mentre la manovra sarà lacrime e sangue, costretti a mettere le mani nelle tasche degli italiani anche solo per garantire l’ordinaria amministrazione. Ora il ritornello è "non si può fare tutto"». Il riferimento è alle parole del vicepremier, Matteo Salvini, che dopo aver spiegato che «il primo obiettivo» della finanziaria sarà il lavoro attraverso «l’aumento di stipendi e pensioni col taglio del cuneo fiscale confermato per tutto il 2024», ha ammesso che «non possiamo fare tutto e subito». «Abbiamo di fronte 4 anni», ha quindi ricordato il leader della Lega, rivendicando ancora una volta la bontà della tassa sugli extraprofitti delle banche («chiedere che diano una piccola parte dei loro guadagni multimiliardari per aumentare stipendi e pensioni è un dovere sociale») e posticipando al futuro una serie di interventi come la flat tax da estendere, l’azzeramento della legge Fornero, i rinnovi contrattuali e la pace fiscale. Ad attendere Meloni al varco al ritorno dalle vacanze c’è poi Matteo Renzi, che sul tema del salario minimo si è sfilato dal fronte compatto delle opposizioni ma non per questo intende fare sconti alla premier. «È arrivato il mese di settembre, è tempo di esame di riparazione perché ci sono almeno quattro materie su cui proprio non hai la sufficienza - afferma il leader di Italia Viva rivolgendosi alla presidente del Consiglio in un video pubblicato su Instagram - Primo punto, immigrazione: +115% di sbarchi. Eppure, erano proprio Salvini e Meloni che dicevano "chiuderemo i porti". Ma quali porti, hanno chiuso gli occhi. Seconda materia: legge di bilancio. Mancano 30 miliardi di euro. Non è che adesso aumentate le tasse, vero?». «Quando c’è la campagna elettorale i populisti sembrano imbattibili, poi arrivano i numeri, arriva la realtà e ti rendi conto che i populisti non sono capaci. Speriamo che gli esami di riparazione per loro vadano bene», conclude l’ex premier.

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