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Strage di Bologna, Rampelli fulmina Mulè sulla storia giudiziaria: “In Forza Italia…”

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Qualche frizione interna al centrodestra sulle polemiche divampate negli ultimi giorni sulla strage di Bologna. «Come al solito il titolo dell’intervista a Mulè su Repubblica distorce il suo contenuto. Vecchia trappola in cui non intendo cadere. A Forza Italia peraltro è capitato spesso di provare a riscrivere la storia giudiziaria che ha coinvolto suoi esponenti», risponde così all’Adnkronos il vicepresidente della Camera e parlamentare di Fdi, Fabio Rampelli, commentando le dichiarazioni del forzista Giorgio Mulè, il quale, intervistato da La Repubblica sul caso De Angelis-strage di Bologna, ha parlato di «improvvidi rigurgiti» in Fratelli d’Italia. 

 

 

«Per quello che mi riguarda, rispondendo anche ai fischi che mi sono stati indirizzati dalla piazza di Bologna il 2 agosto su indecenti ricostruzioni di un sindaco che aizza le folle a sproposito e in maniera irresponsabile, ho presentato anche in questa legislatura la proposta di istituzione di una commissione d’inchiesta sulla violenza politica negli anni ’70», spiega Rampelli. «Proposta - puntualizza l’esponente del partito di Giorgia Meloni - che non si concentra sulle stragi, diversamente da quello che ha urlato, su cui peraltro ha indagato altro autorevole organismo parlamentare presieduto dal senatore Pellegrino quando la sinistra era rappresentata da Violante e Manconi, ma sui ragazzi innocenti di destra e di sinistra che sono stati ammazzati senza pietà e senza motivo, strumentalizzati e armati da un sistema che poi non ha nemmeno voluto cercare i colpevoli per quelle giovanissime vittime». 

 

 

«Io mi voglio dedicare a questo», prosegue Rampelli, a proposito di quella che ritiene «una mia missione personale». «Non è civile uno Stato che ignora la domanda di giustizia di un centinaio di famiglie che sono state colpite da lutti, sofferenze e persecuzioni. La ricerca della verità storica è necessaria per riconciliare le famiglie delle vittime con le istituzioni. Io mi occupo dei desaparecidos, dei ragazzini simpatizzanti o militanti politici cui è stato stroncato il diritto a vivere la propria esistenza. Sulle stragi ci sono diverse sentenze e c’è una desecretazione. I due fatti tra loro non confliggono, normalmente evolvono. Sui ragazzi uccisi negli anni ’70 c’è un cinico inaccettabile oblio», chiosa il vicepresidente di Montecitorio.

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