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Foti accusa la sinistra: “Soffiano sul fuoco per arrivare ad un governo tecnico”

Pietro De Leo
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«Vogliono cercare di soffiare sul fuoco per strumentalizzare politicamente la situazione, e nascondere la loro vergogna». Con Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, il Tempo analizza il dibattito intorno il superamento del reddito di cittadinanza, in particolare la posizione del Movimento 5 Stelle e la conferenza stampa che hanno programmato per dopodomani a Napoli, a qualche giorno da una manifestazione in città che ha visto alcune tensioni.

Addirittura vergogna, onorevole?
«Sì, perché dopo essere saliti qualche anno fa sul famoso balconcino di Palazzo Chigi annunciando l’abolizione della povertà, oggi è tutto un gridare che ci sono delle situazioni di povertà, allora non avevano abolito un bel niente. La realtà è che il reddito di cittadinanza, per come era stato pensato, ovvero strumento di politica attiva del lavoro, ha fallito miseramente. È costato oltre 31 miliardi di euro e creato pochissimi posti di lavoro. Se avesse funzionato, non starebbero a smaniare in questo modo per il suo mantenimento».

Oggi, però, dal Movimento arriva un’accusa contro il governo, ovvero di accanirsi contro i poveri.
«Il reddito di cittadinanza rimarrà, per chi ha realmente bisogno, fino a fine anno e poi sarà sostituito, a gennaio del 2024, dall’assegno di inclusione. Una misura che interessa categorie che hanno una necessità molto critiche e non sono occupabili. Per gli occupabili, ci sarà comunque un sostegno (350 euro per 12 mesi) per quanti accetteranno un percorso di formazione-lavoro. I dati veri sono questi, non altri».

 



Però dal Movimento il refrain ricorrente è quello che il governo ha mosso una sorta di caterpillar passato sopra ai più deboli, e sappiamo bene quanto questo possa essere rischioso per la tensione sociale. Non dovrebbe, secondo lei, esserci una limite ai toni nel confronto politico da non oltrepassare?
«Questo sarebbe vero con un’opposizione che mira seriamente a candidarsi a voler governare il Paese, ben consapevole della condizione attuale di minoranza nel Paese. Ma noi, al contrario, abbiamo a che fare con un’opposizione che cerca la scorciatoia».

In che modo?
«Sconfitta nelle urne, spera nel caos che porti ad un governo tecnico. I passaggi che attualmente compie la sinistra sono questi: perdono le elezioni e poi dal giorno dopo sperano di essere chiamati ad un governo di emergenza».

Risalta anche un dato, ovvero che tra quanti hanno sposato questi toni allarmistici nel Movimento ci sia anche Roberto Fico, ex presidente della Camera. Chi ha ricoperto il ruolo di Terza Carica dello Stato in ogni caso non dovrebbe tendere ad abbassare i toni?
«Ricordo quando Roberto Fico ebbe la premura di segnalare ai giornalisti che avrebbe utilizzato l’autobus per andare alla Camera, da Presidente. Vorrei sapere quante altre volte si è ripetuta questa sceneggiata. Lui è pienamente maschera e volto dei 5 Stelle contemporanei: un giorno sono populisti, il giorno dopo molto interessati ai privilegi quando questi riguardano loro stessi».

 



C’è un dato nel dibattito intorno al reddito di cittadinanza, ovvero che anche il PD si è accodato ai toni del Movimento 5 Stelle. Cosa segnala, secondo lei, questa saldatura?
«Giano bifronte era un dilettante rispetto a loro. Il Pd fece un’opposizione molto strenua al reddito di cittadinanza, contestando il fatto che lo strumento confondeva le politiche attive con il contrasto alla povertà. Ad essere contrario c’era anche Landini, un altro di quelli che oggi invocano la rivoluzione. O sono tutti la “Fata smemorina”, o sono in malafede».

 

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