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Pd, Schlein rilancia Zingaretti ed è caos: cresce la fronda interna

Edoardo Romagnoli
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La fondazione del Pd cambia guida: fuori Gianni Cuperlo, dentro Nicola Zingaretti. Istituita nel 2019, proprio sotto la segreteria dell’ex governatore del Lazio, la fondazione è rimasta sempre un organismo sulla carta, non avendo soldi, statuto nè associati. Per la verità Cuperlo li chiedeva da tempo, prima a Zingaretti poi a Letta, ma non sono mai arrivati. Anche per questo in 4 anni sono state organizzate solo qualche iniziative ma niente di rilevante. Nonostante ciò, durante la presentazione di ieri, Schlein ha comunque voluto ringraziare Cuperlo «per il grande impegno». Forse riferendosi agli sforzi profusi dal candidato alle primarie per riuscire a farla funzionare superando una sorta di boicottaggio messo in atto dai vari segretari che si sono succeduti. L’obiettivo con cui nasce è quello di «dotare il Pd di uno strumento comune di ricerca e di rafforzamento dell’identità, aperto alla collaborazione con altri centri studi» ha detto la segretaria. L’organismo aderirà alla Foundation for European studies di cui in passato è stato presidente Massimo D’Alema. La verità è che potrebbe essere il revival del «caminetto» l’organismo, non ufficiale, di rappresentanza delle correnti. E magari lo spazio con cui le minoranze proveranno a incidere sulla linea politica decisa da Elly che fino a oggi ha tirato dritto senza ascoltare nessuno se non i suoi.

 

 

Non a caso la spinta di vari esponenti del partito ha fatto in modo che all’interno della fondazione, oltre ai big, troveranno spazio gli esponenti che rappresentano le diverse aree interne. Neanche il tempo di annunciare la «rinascita» della fondazione che subito sono partite le prime polemiche nelle chat dem. Sono in molti infatti a contestare la scelta di far fuori Cuperlo, tra l’altro con modalità piuttosto sbrigative, per affidare la direzione a Zingaretti, proprio quel segretario che si dimise dicendo «peste e corna» del partito. Accuse a cui l’ex governatore ha replicato durante la conferenza stampa di presentazione di ieri al Nazareno. «Io non me ne sono mai andato dal Pd, mi sono dimesso da segretario per salvare il partito dal rischio di una degenerazione infinita di dibattito politico e se siamo qui oggi a discutere del pilastro dell’alternativa alle destre è anche perché, forse, quella lezione è servita a ricondurre le caratteristiche del pluralismo politico dentro delle forme più compatibili con l’esistenza stessa del partito politico».

 

 

In realtà, se venissero confermate le voci che circolano, Zingaretti sarebbe perfetto per portare avanti quest’opera di connessione fra il partito e l’Europa visto che potrebbe essere candidato al Parlamento europeo come capolista nel Lazio. Ma per ora lui smentisce. «Faccio il parlamentare, sto nella commissione Cultura. Altro non esiste».

 

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