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Il taglio dei deputati non fa risparmiare, così si spende di più

Dario Martini
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Il risparmio per il taglio dei parlamentari c’è, ma non si vede. O meglio, se lo è già "mangiato" l’aumento di altri costi: dalle maggiori spese per i portaborse all’impennata dei vitalizi da erogare. Alla faccia del grande beneficio per le tasche dei contribuenti sbandierato negli ultimi anni dal Movimento 5 Stelle. È possibile fare conti precisi grazie al progetto di bilancio della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2023, presentato nei giorni scorsi in Aula dal questore Paolo Trancassini di Fratelli d’Italia. I numeri contenuti all’interno del documento sono significativi, dal momento che quello in corso è il primo anno solare con 230 deputati in meno. Il taglio da 630 a 400 onorevoli, infatti, è scattato a settembre scorso, con l’inizio della nuova legislatura. Il risparmio, in effetti, c’è. Il problema è che non si nota rispetto al costo complessivo del Palazzo. Partiamo dal dato generale. Come si legge a pagina 6 del progetto di bilancio, «il totale della spesa per l’anno 2023, si attesta a 970,8 milioni di euro». La spesa effettiva dello scorso anno, certificata nel conto consuntivo 2022, a fronte di una previsione iniziale di 991,8 milioni, si è attestata a 960,3. Dunque, una decina di milioni in meno di quanto previsto per l’anno in corso. Proprio così: nel 2023 Montecitorio spenderà dieci milioni in più pur avendo tagliato 230 deputati. E nei prossimi anni andrà pure peggio. Nel 2024 e 2025, infatti, la spesa complessiva crescerà ulteriormente, salendo rispettivamente a 979 e 984 milioni.

Come è possibile tutto ciò? Lo spiegano i questori nella loro relazione: «La riduzione della spesa è dovuta principalmente, come sarà evidenziato più avanti, ai minori oneri per le spettanze dei deputati determinati dalla diminuzione del loro numero». Però, «contestualmente alla minore spesa dei deputati, altre voci di bilancio registrano aumenti, connessi a fenomeni di carattere generale che interessano tutto il Paese, come l’inflazione, o l’aumento della spesa pensionistica, o a specifiche decisioni sull’organizzazione e il funzionamento della Camera, come la nuova disciplina sui collaboratori dei deputati». A questo punto, è necessario analizzare le singole voci di spesa. Partiamo dal risparmio che si ottiene dal taglio dei 230 deputati. Una costo che «si riduce di 50,1 milioni di euro, in conseguenza della minore spesa relativa alle indennità e ai rimborsi dei deputati», si legge nel documento. A quanto ammontano in totale gli stipendi degli onorevoli? Sono pari a 84 milioni di euro (inizialmente nel 2022 erano quantificati in 144 milioni, scesi poi 134 grazie alla fine anticipata della legislatura). Come si nota, c’è un risparmio secco di 50 milioni, 50,1 per l’esattezza. Nello specifico, le indennità dei parlamentari ci costano 52,5 milioni, mentre i rimborsi (viaggi, soggiorni, telefoni, ecc...) sono pari a 31,5.

Come scrivono i relatori nel bilancio di previsione, bisogna tenere conto anche dell’aumento dei costi. A partire dalle «risorse finanziarie Milioni Quanto si spende in totale per le indennità e i rimborsi dei 400 parlamentari trasferite nella categoria del personale non dipendente in attuazione della nuova disciplina sui collaboratori dei deputati», comunemente chiamati "portaborse". Tale disciplina stabilisce che gli oneri riconducibili al trattamento netto del collaboratore siano coperti a valere sul rimborso spese per l’esercizio del mandato parlamentare. «La spesa per il personale non dipendente aumenta così nel 2023 di 15,1 milioni di euro», proprio per le nuove regole adottate nella parte finale della scorsa legislatura. In questo modo «è assicurata la piena regolarizzazione della posizione dei collaboratori, prevedendo che gli oneri per il trattamento economico netto siano coperti, come sopra indicato, mediante corrispondente riduzione del rimborso spese per l’esercizio del mandato, mentre gli oneri per le imposte e contributi a carico del lavoratore e del datore di lavoro siano posti a carico del bilancio della Camera». In pratica, a differenza degli anni scorsi, oggi gravano sui conti pubblici. Attenzione, però, questa modifica ha un lato positivo: ha permesso di far emergere lavoratori fantasma che in precedenza non avevano alcun diritto. Contestualmente, c’è stata anche una riduzione di spesa, pari a 4,8 milioni, grazie all’aumento dei pensionamenti del personale dipendente della Camera. Poi, però, arrivano le note dolenti.

L’aumento della spesa per acquisto di beni e servizi registra un incremento di 4,2 milioni, dovuto interamente al costo maggiore del gas e della energia elettrica. Se non ci fosse stato il rincaro energetico, beni e servizi non avrebbero subìto aumenti. Anche l’inflazione si è abbattuta sulla Camera: con 8 milioni in più a carico dello Stato. Il trend, comunque, in questo campo è positivo. Rispetto al 2013 la spesa per beni e servizi è costantemente calata, con una riduzione di 40,8 milioni (-31%). Tra le maggiori spese maggiori vengono registrati anche 6,7 milioni di cui 1,6 sono causati dall’aumento dei prezzi dei materiali. Va considerato anche l’intervento da 1,3 milioni per adeguare i condizionatori di Montecitorio, in particolare quelli che si trovano nella Sala della Regina e nella Sala del Mappamondo, oltre agli impianti di areazione in tre commissioni permanenti. Poi c’è il capitolo vitalizi e pensioni. O, per utilizzare la definizione del bilancio della Camera, «le spese previdenziali relative ai deputati cessati dal mandato e al personale in quiescenza. I primi fanno lievitare le pensioni di 13,5 milioni, «anche in conseguenza della fine della legislatura», si legge nel documento. Tradotto: bisogna considerare tutti quei politici che non sono riusciti a farsi rieleggere, complice la riduzione dei posti disponibili. Il personale in quiescenza, invece, costa 15,9 milioni in più rispetto allo scorso anno. Un’ultima considerazione: nonostante il taglio dei deputati sia ormai realtà, i gruppi parlamentari continuano a ricevere gli stessi contributi del passato, pari a 30,8 milioni di euro, cifra identica al 2022.

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