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Sciopero, il Tar rigetta il ricorso della Cgil e dà ragione a Salvini

Pietro De Leo
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Mastica amaro la Cgil, dopo il braccio di ferro innescato con il ministro dei trasporti Matteo Salvini. Quest’ultimo, infatti, aveva stabilito una precettazione dalle 15 di giovedì che, almeno per mezza giornata, ha consentito di salvare il salvabile a fronte di uno sciopero del personale dei treni che ha causato gravissimi disagi ai viaggiatori. In piena estate, peraltro, periodo di forte afflusso nel trasporto ferroviario dove ri-organizzare un tragitto è davvero difficile. La Filt Cgil, a fronte dell’iniziativa di Salvini, aveva presentato ricorso al Tar. Che però ha respinto la richiesta di sospensione cautelare urgente dell’ordinanza ministeriale. Il tribunale amministrativo ha ritenuto l’insussistenza dei presupposti dell’articolo 56 del codice del processo amministrativo (che consente di ottenere un decreto presidenziale monocratico per disporre misure cautelari in caso di «estrema gravità e urgenza»). Peraltro, al netto dei rilievi in punta di diritto, secondo il Tar «appare potiore (ossia preferibile ndr) l’interesse degli utenti che hanno fatto affidamento sulla continuità del servizio assicurato dal gravato provvedimento e dei conseguenti disagi che verrebbero a sopportare, aggravati dall’estrema difficoltà da parte delle aziende di apprestare tempestivamente le idonee misure organizzative nella fascia protetta». È stata fissata per il 4 settembre l’udienza per la trattazione collegiale del ricorso.

 

 

La Filt Cgil, in una nota dà questa chiave di lettura: «Il Tar non ha bocciato il nostro ricorso, ma ha ritenuto di non poter accordare la sospensiva perché la precettazione era in avanzato stato di esecuzione». E ancora spiega che «la valutazione di merito è rinviata al 4 settembre». Intanto, rimane ancora il confronto tra le sigle e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dopo la precettazione dell’altroieri. Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, in un’intervista a Repubblica attacca: «La precettazione in sé è avvenuta anche in passato, ma si trattava di situazioni differenti. Non ci si può chiedere all’ultimo minuto, come è avvenuto ieri, di tirarci indietro. E se si precetta, vuol dire che in questo Paese non si può più scioperare». Critiche arrivano anche da Luigi Sbarra, della Cisl: «L’unica precettazione che ci aspettiamo dal governo è quella di obbligare le aziende a rinnovare i contratti».

 

 

Salvini, dal suo canto replica: «Non abbiamo cancellato il diritto allo sciopero, abbiamo semplicemente ridotto a dodici ore per permettere alla gente di tornare a casa dopo il lavoro». E, interpellato sulla decisione del Tar, osserva: «Sono gli italiani, i lavoratori e le lavoratrici, che hanno bocciato una pretesa assurda della Cgil e dei sindacati di bloccare per 24 ore tutta l’Italia». Il vicepresidente del consiglio, inoltre, entra anche nel merito della polemica sulla sua decisione di precettare la mobilitazione: «Ricorsi e insulti non mi fermano o spaventano, adesso conto che aziende e sindacati trovino un accordo che manca da troppo tempo». E intanto, oggi, si prepara l’altra giornata clou, quella dello sciopero che coinvolgerà il trasporto aereo, con il Codacons che prova a mettere nero su bianco una previsione: «250mila cittadini in partenza dagli aeroporti italiani rischiano di rimanere a terra a causa dello sciopero nel settore del trasporto aereo, che ha portato finora alla cancellazione di circa mille voli e alla riprogrammazione di numerose partenze. Scioperi che rischiano di arrecare un danno enorme ai cittadini, molti dei quali potrebbero non riuscire a raggiungere le località di villeggiatura e perdere così giorni di vacanza».

 

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