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Clima. primo sì Ue al "ripristino della natura". Il Ppe si spacca sul voto

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Adriano Bonanni
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Il Ppe si spacca al parlamento europeo e rende ancora più incerte le alleanze per il prossimo voto per rinnovare il governo della Ue nel 2024. È il risultato del voto che si è svolto ieri a Strasburgo e che ha visto il via libera alla legge per il ripristino della natura, la Nature Restoration Law. I voti favorevoli sono stati 336, quelli contrari 300 e gli astenuti 13. Da una parte c’era il blocco del centrodestra, contrario alla legge, dall’altra socialisti, verdi e gli altri partiti di sinistra. Ma il dato politico è che il Ppe si è diviso, con 21 eurodeputati su 187 che hanno detto sì alla legge. Un segnale anche in prospettiva futura perché evidenzia come un pezzo dei Popolari guardi a sinistra mentre la parte più consistente preferisce l’alleanza con i partiti dei centrodestra, dall’Ecr di Giorgia Meloni a Identità e Democrazia a cui appartiene la Lega. Un tema che sottolinea Alessandra Mussolini, europarlamentare del Ppe: «Siamo in campagna elettorale e siamo ad un soffio dal creare una nuova maggioranza». L’eurodeputata rileva che «è notorio che il Ppe non è unito, in quanto c’è una parte che guarda a destra ed una a sinistra.

Quindi l’avviso: «Se voi continuerete con provvedimenti di estrema sinistra qua si spacca tutto, si velocizza la nuova maggioranza che si dovrebbe venire a creare dopo le elezioni. È un avvertimento. Sono prove tecniche. Abbiamo perso ed inviato il segnale: non seguiremo più le follie della sinistra purtroppo alleata con noi. Diremo no a provvedimenti soprattutto sul fronte agricoltura che stanno conducendo tante categorie e fasce importanti della popolazione a non votare alle Europee.

Negativo il giudizio sulla legge di Matteo Salvini: «L’Italia rischia di perdere centinaia di migliaia di ettari dedicati all’agricoltura, e in alcune zone la presenza umana sarebbe cancellata. È una follia e uno schiaffo all’intero sistema produttivo, ad agricoltori, allevatori e pescatori e avrà conseguenze disastrose sul settore agroalimentare italiano ("grazie anche al Pd, è bene ricordarlo"). Ecco perché è importante che il parlamento che uscirà dalle elezioni europee del prossimo anno possa correggere la rotta: la Lega continuerà la sua battaglia, auspicando un’ampia coalizione unita contro i deliri dell’estremismo green e contro i fiancheggiatori degli ecovandali».

Le misure di ripristino proposte dalla Commissione fanno nascere nuovi obblighi per gli Stati dell’Unione europea e dovrebbero coprire almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030 e l’insieme degli ecosistemi che necessitano di misure di ripristino entro il 2050. Gli obblighi assunti sulla base dei piani nazionali redatti dagli Stati membri riguarderebbero un’ampia gamma di ecosistemi, dalle foreste e dai terreni agricoli alle aree urbane, ai fiumi e agli habitat marini, integrando la legislazione vigente. Per la prima volta ai governi verrebbe imposto l’obbligo giuridico di invertire entro il 2030 il declino delle popolazioni di impollinatori, che finora le iniziative non vincolanti non sono state in grado di arrestare.

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