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Covid, show in aula di Conte e Speranza: “È una vendetta politica”

Dario Martini
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Con il via libera di ieri alla Camera la commissione d’inchiesta sul Covid è realtà. Per Giuseppe Conte è un «plotone d’esecuzione» per colpire lui e Roberto Speranza. L’ex ministro della Salute, recentemente ritornato nell’ovile del Pd, parla di uno strumento «diabolico» contro gli avversari politici. Poi l’ordine di scuderia ai deputati di Pd e M5S: non votate, tutti fuori dall’Aula. Non è la prima volta che accade, la strategia «aventiniana» è ormai una prassi: quando non gradiscono se ne vanno. I due principali partiti d’opposizione non accettano un’inchiesta che intende valutare il loro operato quando si trovavano al governo. Allo stesso tempo, però, chiedono ad una ministra (Daniela Santanchè) di dimettersi perché è indagata, alla faccia della presunzione d’innocenza. Insomma, come al solito, due pesi e due misure. La ciliegina sulla torta della giornata di ieri è il presunto gesto intimidatorio di Toni Ricciardi (Pd) a Giovanni Donzelli (FdI). È quest’ultimo a denunciarlo: «Mi ha fatto il segno "ti aspetto fuori", come fossimo in un’osteria, va sanzionato». Fabio Rampelli, che presiede l’Aula, invita Ricciardi a scusarsi, e non ricevendo risposta, assicura: «Andremo a verificare i filmati».

 

 

Ma torniamo alla commissione d’inchiesta. Vaglierà tutto il periodo della pandemia: dalla gestione dell’emergenza sanitaria in senso stretto, al mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, con il compito di accertare le misure adottate per la prevenzione e il contrasto della diffusione del virus e di valutarne la prontezza e l’efficacia, anche al fine di fronteggiare una possibile e futura nuova pandemia di quella portata e gravità. Tra i vari punti da approfondire anche la dotazione e l’approvvigionamento di mascherine, la chiusura delle scuole e l’efficacia delle misure restrittive, come il lockdown. La Commissione, composta da 15 deputati e 15 senatori, presenterà alle Camere una relazione sui risultati dell’inchiesta. Come si nota, i compiti della commissione spaziano su più fronti, abbracciando un ambito più ampio rispetto all’inchiesta della procura di Brescia finita con l’archiviazione delle posizioni di Conte e Speranza che erano stati indagati solo sulla gestione della prima fase della pandemia in Val Seriana. L’istituzione della commissione è stata approvata con 172 sì, nessun no e 4 astenuti. Le opposizioni sono uscite dall’Aula, tranne Italia Viva e Azione che hanno votato a favore.

 

 

Conte è convinto che sia una vendetta politica nei suoi confronti: «Per come l’avete confezionata, con un perimetro di indagine ben costruito e delimitato che tiene fuori tutto il cuore pulsante della gestione sanitaria, le Regioni, e tutte le filiere di comando, questa commissione è un insulto agli italiani, alla sofferenza delle famiglie e al lavoro fatto dal personale sanitario e dalle forze di polizia. State dimostrando, respingendo tutti i nostri emendamenti che volevano allargare il campo delle indagini, di avere paura. Questa commissione è un plotone di esecuzione politica che ha due nomi: Giuseppe Conte e Roberto Speranza». Poi è la volta dell’intervento di Speranza, secondo il quale non c’è nulla su cui indagare: «Questa commissione d’inchiesta, nonostante 13 miliardi di somministrazioni di dosi in giro per il mondo, vuole indagare sull’Ema per le procedure autorizzative dei vaccini, non commento per carità di patria». Terminata l’arringa, va in scena il simbolico abbraccio con Conte davanti a una sorridente Elly Schlein. Eppure, c’è chi non condivide la tesi del complotto. Come l’ex sottosegretario e poi viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, tornato alla professione di chirurgo, che con Speranza lavorava nello stesso dicastero: «Non temo un uso politico della Commissione». Mentre l’infettivologo Matteo Bassetti avverte: «Occorre grande imparzialità e grande livello culturale e scientifico affinché questa Commissione possa essere utile». A Speranza e Conte, invece, risponde il capogruppo di FdI Tommaso Foti: «Abbiamo assistito ancora una volta a un teatrino puerile delle opposizioni».

 

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