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Opposizione anti-governo divisa: presentate quattro risoluzioni diverse

Pietro De Leo
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Dimenticate la foto di Roma, Elly Schlein che va a salutare Giuseppe Conte alla partenza del corteo del Movimento 5 Stelle, un paio di week end fa. Dimenticate, con ancor maggiore risolutezza, la foto di Campobasso: Schlein, Conte e Fratoianni seduti al bar con bibite fresche a lenire la fatica della campagna elettorale. Un conto sono le immagini, ben altro conto, poi, la sostanza politica. Se la disfatta in Molise ha evaporato la posa scattata nel capoluogo, c’è poi la prassi parlamentare a definire che il «campo largo», o qualsiasi formula di ricostruzione di un’alleanza nel centrosinistra, è ancora molto difficile da realizzarsi. Lo dimostra anche la giornata di ieri, nel dibattito parlamentare intorno alle comunicazioni del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del consiglio europeo. Ebbene, sia alla Camera che al Senato dall’opposizione sono stare presentate ben quattro risoluzioni. Pd, Movimento 5 Stelle, Terzo Polo e Alleanza Verdi e Sinistra. La maggioranza invece, che anch’essa al suo interno comprende quattro forze politiche, ne ha presentata soltanto una. Non è una mera circostanza di tecnicalità politica, ma piuttosto di sostanza.

 

 

In ballo, infatti, c’è la postura da assumere nel contesto europeo sul dossier ucraino, così come sulle iniziative di politica economica, il tema migratorio, i rapporti con la Cina. Ebbene, quindi, l’opposizione va in ordine sparso. E c’è un punto sostanziale, peraltro, che costituisce il nodo del confronto tra quelli che dovrebbero essere i due tronconi principali dell’alleanza, ossia Pd e Movimento 5 Stelle. I dem, infatti, nel loro testo puntano a che sia garantito e la solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine «mediante tutte le forme dei assistenza necessarie». Si stabilisce, certamente, anche la necessità dell’«avvio di una soluzione diplomatica volta al raggiungimento di una pace giusta e duratura», ma in ogni caso si sottolinea, come precondizione, «il ritiro delle forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino». Tuttavia, la continuità rispetto alla linea assunta finora, per quanto definita da parole più sfumate, è nella sostanza. Più esplicito, invece, è per esempio il passaggio della mozione Azione-Italia Viva al Senato, in cui si chiede di «proseguire nel sostegno politico, militare e finanziario all’Ucraina, anche promuovendo e negoziando il rapido avvio del negoziato di adesione del Paese all’Unione Europea e sostenendo e rafforzando le iniziative diplomatiche».

 

 

Al contrario, lo stop alle forniture di armi a supporto dell’azione difensiva di Kiev viene chiesto da Alleanza Verdi-Sinistra e dal Movimento 5 Stelle. E questo segna quel solco centrale che impedisce, almeno per il momento, di trovare la sintesi tra le minoranze. E dunque il passaggio parlamentare conferma quanto più volte emerso in questi giorni, ovvero che al di là del salario minimo non esistono al momento altri temi in cui tra le opposizioni si possa realizzare una convergenza. Un argomento, per quanto qualificante, di certo non basta per costruire una piattaforma con cui sfidare il centrodestra al governo. E la serie molto cospicua di sconfitte inanellate dall’accoppiata Pd-Movimento 5 Stelle, di certo non aiuta un processo di per sé già difficile.

 

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