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Mes, il ministero dell'Economia lo promuove. Ma il governo prende tempo

Luigi Frasca
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«Dalla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità non discendono nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli autorizzati in occasione della ratifica del trattato istitutivo del Mes del 2012». È quanto si legge in una lettera inviata dal capo di gabinetto del ministro dell’Economia alla commissione Esteri della Camera. «Con riferimento a eventuali effetti indiretti, in linea generale questi appaiono di difficile valutazione. Essi potrebbero astrattamente presentarsi qualora le modifiche apportate con l’accordo rendessero il Mes più rischioso e quindi maggiormente probabile la riduzione del capitale versato o la richiesta di pagamento delle quote non versate nel capitale autorizzato. Ciò premesso, non si rinvengono nell’accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio legato a suddetta istituzione». Non solo. Nel documento si sottolinea come un «le agenzie di rating hanno confermato la più alta valutazione attribuitagli anche dopo la firma degli accordi sulla riforma».

 

 

Una fonte del governo, intercettata dall’Agi, fa sapere che il documento del Ministero di Economia e Finanze è di carattere «tecnico» e non politico. Nel frattempo però la maggioranza pensa a un’exit strategy per rinviare il voto a dopo l’estate, ossia dopo la riunione dell’Eurogruppo. Riunione in cui il ministro Giorgetti proverà a barattare la ratifica del nuovo trattato sul Mes con qualche sconto fiscale in più nella riforma del Patto di stabilità. Ma come farlo? Bisognerà adottare il testo base alla Commissione Affari esteri, quindi dopo i pareri delle altre commissioni si dovrebbe dare il mandato al relatore per poi passare all’Aula. Da calendario la discussione generale alla Camera è confermata per venerdì 30 giugno. Nella maggioranza però è sempre forte la spinta per bocciare i testi di Pd e Iv ma il tema di riproporrebbe nell’emiciclo. Per rinviare il dossier si stanno valutando diverse opzioni.

 

 

Una è quella di far partire l’iter e poi dare parere contrario al mandato del relatore. In questo modo il testo andrebbe in Aula senza mandato al relatore e questo allungherebbe i tempi. Visto che quando un testo va in Aula senza relatore è come se i lavori dovessero ricominciare da zero. I lavori seguono l’ordine impartito dal presidente di Camera o Senato, le richieste di modifiche non vengono coordinate dal relatore e le possibilità che il provvedimento venga bocciato sono molto alte. Un altro escamotage è quello di chiedere, qualora non ci fosse un parere favorevole a un testo, il parere della giunta per il regolamento e prendere così ulteriore tempo. Queste sono ipotesi: ciò che è certo è che bocciare il testo potrebbe avere delle conseguenze. Per questo il piano A rimane quello di arrivare al dunque sul Mes solo quando l’interlocuzione con l’Europa porterà i suoi frutti sulla possibilità di modificarlo. E proprio in questo senso potrebbe essere letto l’incontro che oggi alle 16 il presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrà con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.

 

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