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Giustizia, Nordio blinda la riforma e prepara la stretta sulle intercettazioni

Dario Martini
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Carlo Nordio blinda la riforma della giustizia. Andrà in porto come previsto. Il Guardasigilli ribatte ai giornali di sinistra e alle opposizioni che parlano di «bavaglio», riguardo alla stretta sulle intercettazioni, e di «colpo di spugna», riferendosi all’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Il ministro rivendica la bontà di quanto fatto. Proprio a partire dalle intercettazioni, su cui, però, c’è ancora molto da fare. Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 15 giugno scorso è solo il primo passo. Il provvedimento attuale, che deve ancora avere il via libera del parlamento, vieta di trascrivere le citazioni dei cosiddetti «terzi», le persone menzionate casualmente nelle conversazioni intercettate. Le nuove norme vietano anche ai giornalisti di pubblicare le stesse intercettazioni se non sono già contenute in un atto d’indagine oppure si trovano già in dibattimento. Il Guardasigilli intende andare oltre, tutelando la riservatezza di tutte le conversazioni, ad eccezione dei casi in cui si sia in presenza di ipotesi di reato per fatti gravi. «Noi interverremo per attuare completamente l’art. 15 della Costituzione che afferma la libertà e la segretezza delle conversazioni - spiega il ministro -. In questo momento siamo intervenuti parzialmente per tutelare il terzo, cioè la persona che viene citata nelle conversazioni di altri. Ma successivamente interverremo anche per tutelare la dignità e la libertà delle persone che parlano e devono parlare fra di loro in riservatezza, perché la riservatezza è l’altro lato della libertà. Naturalmente senza compromettere le indagini per i grandi crimini della delinquenza organizzata». Si tratta, ad esempio, delle indagini che riguardano reati per mafia e terrorismo. In questi casi le intercettazioni non dovrebbero subire limitazioni.

 

 

Intanto, su richiesta del ministero della Giustizia, è atteso il parere del Consiglio superiore della magistratura sul disegno di legge. Il vicepresidente Fabio Pinelli promette «leale collaborazione». Parole che fanno da contraltare alla netta bocciatura che arriva dall’Associazione nazionale magistrati. Come detto, uno dei punti maggiormente contestati del disegno di legge è la cancellazione dell’abuso d’ufficio. Pd e M5S promettono battaglia in parlamento, sia in commissione che in aula. Tra le nuove misure in cantiere, attese per settembre, c’è anche la separazione delle carriere dei magistrati, vecchio pallino di Berlusconi. Non a caso il vicepremier Antonio Tajani chiede di partire proprio da lì.

 

 

Infine, un riferimento alle norme tributarie. Nordio ricorda che «la nostra legislazione tributaria è piena di ossimori, se un imprenditore onesto decidesse di assoldare un esercito di commercialisti per pagare fino all’ultimo centesimo di imposte non ci riuscirebbe perché comunque qualche violazione verrebbe trovata, le norme si contraddicono». Proprio sull’evasione, il Guardasigilli spiega che serve un cambio di approccio: «Sono stato in magistratura fino al 2017 e non ho mai visto un evasore in manette. Significa che o qualcosa non ha funzionato o si parte da un principio sbagliato. Cioè che la legge penale abbia un effetto dissuasivo repressivo. Il criminale quando decide di delinquere non va a spulciare il codice penale per vedere la pena, pensa sempre di farla franca. Tutto ciò ha provocato però una serie di processi penali assolutamente inutili, dannosi per tutti».

 

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