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Fratelli d'Italia, Marcheschi e la nomina alla Nato: cadono le bugie della sinistra

Christian Campigli
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Un ruolo di prestigio. Una responsabilità importante. L'ennesima dimostrazione che lo storytelling della sinistra, giorno dopo giorno, si scioglie come neve al sole. Paolo Marcheschi, senatore toscano di Fratelli d'Italia, sarà uno degli esponenti politici che rappresenteranno il nostro Paese alla Nato. Nello specifico, nell'assemblea parlamentare dell'organizzazione internazionale. “Tra qualche giorno - scrive in una nota l'esponente di Fdi – entrerò ufficialmente a far parte della delegazione italiana nell’assemblea parlamentare della Nato. E’ un onore, un privilegio e una responsabilità essere in questo gruppo in quanto sarò uno dei 18 parlamentari italiani deputati a questo compito”. È lo stesso senatore a spiegare, nel dettaglio, i compiti che dovrà ricoprire. “L’assemblea è il punto di raccordo tra le istanze che operano in seno all’alleanza atlantica e i parlamenti nazionali. Un dovere che mi inorgoglisce. Lavorare in questo gruppo vuol dire infatti difendere l’interesse nazionale, favorire la sicurezza occidentale e il futuro dell’Europa”.

 

 

La Nato, in uno scenario di guerra come quello attuale, è tornata a recitare un ruolo di assoluto rilievo nel panorama mondiale. La sinistra, durante la scorsa campagna elettorale, ha più volte agitato lo spettro di un partito, Fratelli d'Italia, che mal sarebbe stato digerito a Bruxelles come a Washington. Un'ipotesi che, con precisione chirurgica, sta venendo sgretolato dai fatti. Gli (storici) alleati statunitensi appaiono sereni e convinti della nostra assoluta lealtà al Patto Atlantico. L'Unione Europea ha avuto modo di capire che, oggi, il nostro Paese è, al tempo stesso, rispettoso degli accordi sui conti pubblici, ma determinato a modificare la politica di redistribuzione dei migranti. 

 

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