Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il piano di Fitto sul Pnrr: rimodulare le scadenze e una gestione più snella

Edoardo Romagnoli
  • a
  • a
  • a

Non è il governo a essere indietro con il Pnrr è l’Italia a essere indietro, ma se remiamo tutti nella stessa direzione e continuiamo l’interlocuzione con l’Europa riusciremo a spendere tutto e a spendere bene. È questa, in sintesi, la tesi che il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha comunicato al Parlamento da cui era stato chiamato per riferire sul Pnrr «con particolare riferimento alla revisione del sistema di governance». E proprio ieri mattina la presidenza del Consiglio ha firmato il Dpcm di attuazione del decreto legge sulla governance del Pnrr. Una soluzione per concentrare i poteri a Palazzo Chigi e snellire i tempi per la messa in opera dei progetti. «Al momento dell’insediamento il governo ha trovato 25 obiettivi raggiunti - ha ricordato Fitto - c’è stato poi un lavoro molto intenso e i 55 obiettivi sono stati raggiunti e inviati alla Commissione europea che ha iniziato un momento di confronto con quest’ultimo». Progetti che sono ancora molti visto che l’Italia fin qui ha effettivamente speso il 13% delle risorse messe a disposizione, poco meno della metà di quanto avremmo potuto investire.

 

 

Sul tavolo c’è ancora la terza rata, ancora bloccata, da 19,5 miliardi che doveva essere versata a dicembre 2022. Ma Fitto ha rassicurato: «Nelle prossime ore ci aspettiamo che su questi aspetti ci possa essere una definizione e quindi un superamento delle questioni legate ai problemi collegati sullo sblocco della terza rata». Il governo ha un mese di tempo per rispondere ai rilievi della Commissione e ottenere lo stanziamento della terza tranche. Una volta riusciti a portare a casa i 19 miliardi il governo dovrà riuscire a raggiungere 20 milestone e 7 target entro la fine di giugno per accedere alla quarta tranche di 16 miliardi. Senza dimenticare che il picco di spesa per l’Italia è atteso tra il 2024 e il 2025, quando ci saranno da utilizzare 45 miliardi. Poi ci sono gli obiettivi di giugno che non saranno centrati in tempo, un Repower Eu ancora da scrivere e, infine, la rimodulazione dell’intero Piano vista la difficoltà non tanto di spendere i soldi, ma di spenderli in tempo. Per questo il governo sta negoziando la possibilità di spostare alcune spese dal 2026 al 2029. Sono ancora 27 i target che l’Italia deve raggiungere entro la fine di giugno se vuole richiedere all’Unione europea la quarta rata del Pnrr da 16 miliardi di euro. E fra questi, spiega Fitto, «ce ne sono alcuni da rimodulare», ma «l’interlocuzione con la Ue è per mantenere gli obiettivi» e i finanziamenti «garantendo la loro realizzazione».

 

 

Quindi la linea non sarà quella di rinunciare ai soldi del Pnrr, ma di trattare con l’Unione europea per rimodulare le scadenze temporali di metà e fine periodo per riuscire a portare a casa il maggior numero di obiettivi possibili. Dei 27 ancora in ballo il ministro Fitto si è voluto soffermare su tre in particolare: asili nido e scuole di infanzia, la sperimentazione dell’idrogeno nei mezzi di trasporto pubblico e il progetto Cinecittà. Il Pnrr ha stanziato 4,6 miliardi di euro per gli asili nido. Dovrebbero essere costruiti 1,857 nuovi asili nido e 333 scuole dell’infanzia. L’obiettivo dichiarato in fase di negoziazione del piano è di garantire in tutto 264,480 nuovi posti entro il 2025. Per quanto riguarda il «progetto Cinecittà» l’obiettivo è quello di rimodulare i tempi visto che la scadenza, fissata al 30 giugno, non sembra poter essere raggiunta. Mentre sulla sperimentazione dell’idrogeno nei mezzi di trasporto pubblico su 40 progetti previsti sono pervenute solo 36 domande. Nel mese di maggio il governo presenterà una relazione semestrale che sarà una valutazione complessiva e documentata del Pnrr: «Una base per costruire una dinamica di confronto sulle criticità».

 

Dai blog