Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La campagna d'Africa di Meloni. Il Piano Mattei prende forma partendo dai migranti

Dario Martini
  • a
  • a
  • a

«L’Africa per noi è assolutamente strategica, non solo perché siamo dirimpettai, per cui tutto quello che va bene in Africa va bene anche da noi, e tutto quello che va male si ripercuote su di noi. Anche perché è un continente che a differenza della percezione che si ha non è povero: in alcuni casi viene sfruttato e non ha strumenti per tirare fuori le proprie ricchezze di cui potrebbe vivere e prosperare». Non ci sono dubbi che l’Africa, e in particolar modo il Nord Africa, sia quanto mai al centro della politica estera italiana, che Giorgia Meloni ha portato avanti in prima persona negli ultimi mesi. Le parole pronunciate ieri ad Addis Abeba si inseriscono in una "campagna africana" di cui l’Etiopia è solo l’ultima tappa in ordine cronologico. Egitto, Tunisia, Algeria e Libia sono gli altri quattro Paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo con cui il governo italiano sta costruendo le fondamenta di quel «Piano Mattei» al primo punto dell’agenda del presidente del Consiglio. La volontà di segnare un cambio di passo rispetto al passato è chiara. Meloni è il primo leader di un governo occidentale ad essere ricevuto ad Addis Abeba dopo la tregua seguita al processo di pacificazione con la regione del Tigray. Una guerra civile durata due anni che ha provocato oltre 600mila morti, due milioni di sfollati, e ha interrotto un forte percorso di crescita inusuale per un paese africano.

 

 

Meloni, però, è anche il primo presidente del Consiglio italiano ad essere andata in Egitto dopo l’uccisione di Giulio Regeni avvenuta nel 2016. L’occasione si è materializzata a novembre, con la conferenza internazionale sul clima al Cairo, dove ha avuto un bilaterale di circa un’ora con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Momento importante nel percorso di "normalizzazione" dei rapporti tra i due paesi dopo l’uccisione del ricercatore italiano. La nazione governata da al-Sisi è diventata ancora più strategico per l’Italia dopo la scoperta di un grande giacimento di gas a largo delle coste egiziane. L’ad di Eni, Claudio Descalzi, nel gennaio e nell’agosto 2023, ha incontrato due volte proprio al-Sisi per rafforzare la collaborazione con il Cairo. Spostandoci più a ovest, troviamo Libia, Tunisia e Algeria. Meloni è stata in visita di Stato ad Algeri il 23 gennaio scorso, e a Tripoli cinque giorni dopo. Poco prima, il 18 gennaio, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, veniva ricevuto a Tunisi dal presidente Kais Saied. Fondamentale il ruolo del’Algeria, diventato in brevissimo tempo il primo partner commerciale dell’Italia per quanto riguarda il gas, prendendo rapidamente il posto della Russia in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. Contenimento delle partenze degli immigrati, collaborazione nel settore energetico, partnership industriali e formazione sono i quattro pilastri del piano Mattei che sarà presentato ufficialmente in autunno. «Noi abbiamo il problema dei flussi migratori e lo conosciamo bene - ha detto ieri Meloni ad Addis Abeba - L’Etiopia oggi ospita oltre un milione di rifugiati. Ovviamente se queste nazioni non vengono sostenute in questo lavoro strategico, a cascata i problemi arrivano da noi». «L’Italia lo capisce di più perché siamo i più vicini - ha aggiunto - ma comincio a vedere un cambio di percezione dell’errore fatto dall’Europa che, un po’ indietreggiando, ha favorito l’ingresso di altri attori. È fondamentale cooperare per fermare i trafficanti e permettere invece flussi regolari. L’Italia può essere in prima fila in questo lavoro ma un conto e farlo come Italia, e lo stiamo facendo con il Piano Mattei, altro è che lo faccia l’Europa nel suo complesso».

 

 

Oltre al primo ministro etiope, Meloni ha incontrato anche il presidente della Somalia Hassan Mohamud. «Proprio con lui ho parlato del tema della formazione nell’ambito delle costruzioni - ha raccontato il presidente del Consiglio - Dare una mano su questo, come facciamo qui in Etiopia, credo sia l’approccio giusto. La risposta all’immigrazione illegale si dà anche con un sostegno alla formazione, al lavoro, alla prosperità e al benessere. Noi crediamo di poter contribuire molto allo sviluppo, alla sicurezza, alla stabilità delle nazioni africane». In questi paesi «vogliamo lavorare sulle infrastrutture, sull’agricoltura, sul turismo». «Il bilancio della missione è stato ottimo, molto concreto e proficuo. Penso che ci sarà un ulteriore step a luglio quando, insieme alla Fao, ospiteremo il meeting sulla sicurezza alimentare», ha detto Meloni. E al cronista de la Repubblica che le chiedeva se «nei colloqui fosse emersa la questione del passato coloniale e se avesse colto l’occasione per scusarsi dei crimini efferati» da parte del regime fascista negli anni ’30 del secolo scorso, il premier ha risposto: «Francamente non è emerso, è un tema che non hanno considerato, non vedono il nesso probabilmente». La missione si è conclusa con una tappa alla scuola italiana Galileo Galilei di Addis Abeba, dove Meloni si è concessa selfie e abbracci con i piccoli studenti. «Ragazzi, studiate sempre», ha detto loro, ricordando che «il 100% dei giovani che escono da queste scuole trovano un lavoro, in assoluto la cosa più preziosa che si può fare per nazioni che fanno dei grandi sforzi di stabilizzazione, di modernizzazione e che sono fondamentali per la stabilità dell’intera regione».

 

Dai blog