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Fratelli d'Italia, “fasci assassini”. Assalto choc alla sede di Mestre

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Altro assalto molto poco democratico al primo partito italiano. Su una delle vetrate della sede di Fratelli d’Italia a Mestre è comparsa la scritta ‘Fasci assassini’ e alcune delle vetrine sono state danneggiate. A darne notizia è il coordinatore veneto del partito di Giorgia Meloni, Luca De Carlo: “Si tratta di un gesto vigliacco che va condannato con fermezza. È l’ennesima conferma che quando non si hanno motivazioni democratiche per criticare l’operato di qualcuno, i ‘soliti noti’ si rifugiano nella violenza gratuita e nel danneggiamento, senza avere il coraggio di metterci la faccia”.

 

 

Anche il vice capogruppo vicario di Fratelli d’Italia al Senato Raffaele Speranzon ha preso posizione sul fatto: “Sono pesanti i danni del raid vandalico, con tanto di scritte minacciose, di matrice politica contro la sede di Fratelli d’Italia a Mestre. Nella notte scorsa, infatti, la sede regionale del partito che si affaccia sulla centralissima via nel cuore della città è stata presa di mira da ignoti che, oltre ad aver imbrattato una vetrata con la scritta ‘fasci assassini’, hanno cercato di sfondarla. Si tratta di un episodio gravissimo. Si comincia così, con i raid notturni e le scritte ingiuriose, poi si alza il livello. Il prossimo passo quale sarà? L’aggressione ad altre sedi, attacchi ai dirigenti ed attivisti del partito?”.

 

 

“È un attacco vile che, se da un lato non ci intimidisce, dall’altro ci dà la misura dell’odio seminato contro Giorgia Meloni e il nostro partito - ha continuato Speranzon -. Vandalizzare una sede di partito è un atto significativo, voluto e gravissimo. È un preoccupante attacco alla democrazia che non va sottovalutato; una manifestazione concreta di violenza con un chiaro intento intimidatorio, anche se questo certamente non fermerà la determinazione con la quale portiamo avanti le nostre idee. Tuttavia, non si tratta di un caso isolato. Scritte e minacce erano comparse anche alcuni mesi fa, quando in viale Garibaldi, dove nel 1980 per mano brigatista fu ucciso Sergio Gori, è riapparsa la truce stella a 5 punte delle Brigate Rosse insieme a minacce di morte ‘Meloni preparati’ oppure ‘Meloni come Moro’. Se si pensa, poi, che siamo alla vigilia della ricorrenza dei 50 anni della strage di Primavalle, è ancora più agghiacciante appurare che ci sia ancora chi usa la violenza come strumento contro l’avversario politico. Quello di ieri sera - ha concluso il senatore di FdI - contro la nostra sede è stato un atto d’odio che non ci intimidisce, ma che ha radici profonde e verso il quale lo Stato non può abbassare la guardia”.

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