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Bertinotti disintegra Schlein: “Il suo Pd vicino a Usa, Festival di Sanremo e Mare Fuori"

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Un’intervista da cui Elly Schlein esce fuori con le ossa rotte. Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera e leader di Rifondazione Comunista, spara a zero sul nuovo corso del Partito Democratico in un colloquio con Il Giornale: “Lei è una figura che proveniva dall'esterno del partito, che ha un profilo vicino ai liberal americani e assai distante da quello dei leader del movimento operaio della sinistra italiana. Appartiene a una sinistra totalmente diversa dalla mia. Io penso proprio a un'altra sinistra. Schlein guarda alla sinistra liberal americana sia sul terreno dei diritti sia su una linea di conciliazione tra capitale e lavoro”.

 

 

“La Schlein punta eccessivamente sui diritti civili più che su quelli sociali?” chiedono a Bertinotti dal quotidiano, lui risponde così: “Quella, però, in quanto rappresentante della componente liberal, è la sua ragion d'essere. I ceti popolari avrebbero bisogno di ben altro. Il Partito Democratico non è la continuità del Partito Comunista, ma è una costruzione che avviene fuori da quella storia. Dire che ci vorrebbe anche la lotta di classe è improprio. Certo, che ci vorrebbe. Ma perché lo chiedete a loro che hanno un impianto diverso da questo? Il successo della Schlein è più significativo per le domande che poneva che per le risposte. È un qualcosa che si è manifestato con i movimenti giovanili, con il Festival di Sanremo o con Mare Fuori”. Poi una sentenza finale: “Io penso che il centrosinistra sia finito e che non sia stata la risposta alla crisi italiana, ma bensì sia stata proprio la sua crisi. Nel centrosinistra sono stati incorporati tutti gli elementi che ne hanno prodotto la crisi, il primato delle alleanze sui contenuti, un'idea politicista del conflitto tra destra e sinistra, l'adesione alla centralità del governo e la trasformazione della lotta politica in una competizione elettorale fatta per vincere, la mancata scelta di connessione con i grandi movimenti come quello No Global e - chiosa Bertinotti - il progressivo abbandono della lotta di classe”.

 

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