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Giorgia Meloni, lezione alla Cgil. Appello all'unità, e strappa anche un applauso

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Dario Martini
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L’hanno accolta con striscioni di questo tenore: «Meloni, non in nostro nome», «Cutro, strage di Stato». Poi, quando il presidente del Consiglio è salito sul palco della Cgil, dal fondo della sala hanno iniziato a intonare Bella Ciao: «Una mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor...». Lei li ha ascoltati senza battere ciglio, anche se il suo sguardo era tutto un programma. Poi, dopo circa un minuto durante il quale li ha fatti sfogare, ha afferrato i due microfoni del leggio e in un attimo ha stroncato la contestazione: «Dunque, buongiorno a tutti, ringrazio il segretario generale Maurizio Landini, ringrazio tutta la Cgil dell’invito. Ringrazio anche chi mi contesta, in alcuni casi anche con slogan efficaci che ho letto, come "Pensati sgradita", anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica». La battuta è indirizzata a Eliana Como, delegata della minoranza del sindacato che ha guidato la protesta, presentandosi al Congresso con una stola sulle spalle con scritto, appunto, «Meloni pensati sgradita in Cgil», citazione rivisitata dell’outfit della Ferragni a Sanremo «Pensati libera».

 

Va precisato che la contestazione è stata inscenata solo da una componente minoritaria del sindacato, la Fiom, che conta 24 delegati su più di 900. Landini, prima dell’arrivo di Meloni, si è raccomandato fino alla nausea chiedendo ai suoi di mostrare rispetto nei confronti dell’invitata. «Abbiamo scelto tutti insieme di fare un congresso aperto per parlare con tutti - ha detto - perché dobbiamo fare i conti con il Paese come è, praticando la parola d’ordine di questo congresso: imparare ad ascoltare anche chi ha idee diverse dalle nostre, saper ascoltare è la condizione di poter chiedere il diritto di poter essere ascoltati. La scelta del premier Meloni alla nostra proposta la vivo come un segno di rispetto e di riconoscimento, perché noi vogliamo essere protagonisti».

 

Meloni è arrivata con l’auto fin davanti all’ingresso laterale. Ad aspettarla c’era proprio il segretario generale della Cgil, ma anche i delegati della minoranza del sindacato che hanno disteso per terra decine di peluches per ricordare i bambini morti nel naufragio di Cutro. Su uno striscione si leggeva: «La protesta dei peluches contro il cinismo, la cattiveria e il razzismo di un governo fascista». A quel punto, cambio di programma, con Meloni che è voluta entrare dall’ingresso principale. Ha ascoltato gli interventi prima del suo, compreso quello di Landini. Poi è salita sul palco e ha parlato per circa mezz’ora. I contestatori, dopo aver cantato Bella Ciao, sono usciti, lasciando i peluches sulle sedie.

È da 27 anni che un presidente del Consiglio non interveniva al Congresso della Cgil. L’ultimo era stato Romano Prodi nel 1996. «Questo è un appuntamento al quale non ho voluto rinunciare - ha esordito Meloni - banalmente in segno di rispetto per un sindacato, che è la più antica organizzazione del lavoro nella nostra nazione e anche in coerenza con un percorso di ascolto e confronto che il governo ha inteso inaugurare e intende portare avanti. Mi fischiano da quando avevo 16 anni, sono cavaliere al merito in questa materia». Poi ha spiegato di aver voluto partecipare all’assise per tenere aperto un dialogo e confrontarsi proprio con chi «idealmente è più lontano», perché quel che conta «è essere uniti».

 

L’appello all’unità è uno dei passaggi più significativi del suo intervento: «Occorre fare gioco di squadra e io sono pronta a fare la mia parte, su alcune cose sarà molto difficile», ha scandito, «ma questo non significa che non si debba provare. Il confronto lo considero produttivo anche quando non siamo d’accordo. Se l’approccio è sincero io posso imparare molto, non intendo partire da alcun pregiudizio. Nel giorno dell’unità d’Italia vi voglio dire: rivendicate senza sconti le vostre istanze nei confronti del governo, io vi garantisco che quelle istanze troveranno un ascolto privo di pregiudizio».

 

Meloni ha strappato anche un unico timido applauso quando ha ricordato «l’inaccettabile assalto di esponenti di estrema destra alla Cgil». Poi ha teso una mano agli interlocutori, per fare fronte comune contro «i sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica». «Credo sia necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva, senza eccezioni e tentennamenti». Ha ricordato anche l’assassinio di Marco Biagi da parte delle Br, «di cui fra due giorni ricorre l’anniversario». «Lo dico qui - ha aggiunto - perché il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo».

Infine, Meloni ha elencato le posizioni che la dividono dalla Cgil, rivendicando allo stesso tempo le scelte fatte finora dal governo: dall’abolizione del reddito di cittadinanza fino al no al salario minimo. Le prossime settimane diranno se la storica visita di ieri aprirà o meno una nuova stagione nei rapporti tra il governo e il principale sindacato italiano.
 

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