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Schlein, Renzi si prepara a conquistare tutti i delusi del nuovo Pd

Gaetano Mineo
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È presto per dire cosa accadrà nel centrosinistra dopo la conquista del Nazareno di Elly Schlein. Tre cose, tuttavia, sono certe. La prima, che l’attuale mappa che traccia le forze politiche all’interno del cosiddetto centrosinistra, a breve sarà carta straccia. La seconda, parlare «finalmente di cambiamento» nel Pd per l’arrivo della giovane neo segretaria appare una fake news. Basti pensare che Schlein, politicamente, è nata con Romano Prodi e dietro la sua vittoria c’è la vecchia guardia del partito, da Massimo D’Alema a Nicola Zingaretti, da Goffredo Bettini a Pierluigi Bersani, oltre ai capi corrente che in questi anni hanno condizionato più d’ogni altro le scelte del partito: Dario Franceschini e Andrea Orlando. Altro che «cambiamento». La terza, la vittoria della Schlein chiude in maniera definitiva la stagione del «renzismo». Ed è proprio questo che potrebbe consentire ai transfughi di Articolo 1 (Roberto Speranza è già in viaggio) di rientrare in via del Nazareno, costringendo i moderati ad andarsene per approdare magari nel Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi.

 

 

D’altronde, tra i democratici sono ancora molti gli orfani dell’ex premier, tra i parlamentari ma anche tra gli iscritti. E così, mentre Renzi gongola dietro le quinte, il «socio» Calenda è già a lavoro, rimarcando i propri confini: «Il Terzo Polo rappresenta riformisti, liberal democratici e popolari». «Domani (oggi, ndr) partirà un cantiere aperto e inclusivo per arrivare a un partito unico. Porte aperte». Anche i renziani spalancano le porte agli ex compagni di partito. Eloquente la deputata di Italia viva, Maria Elena Boschi: «Penso che da domani nella politica italiana cambieranno molte cose. Si apre una stagione molto interessante per i riformisti». Già con la brusca virata a sinistra del Pd, intanto, arrivano i primi smottamenti. «Oggi legittimamente diventa un partito di sinistra che nulla a che fare con la nostra storia, con i nostri valori e la nostra tradizione – puntella il fondatore del Pd, Beppe Fioroni -. Per questo abbiamo dato vita ad un nuovo network dei cattolici e democratici "Piattaforma popolare - Tempi nuovi" per farla diventare la casa di tutti quei popolari e cattolici che sono stati marginalizzati e allontanati». Malumori anche nell’area Bonaccini dove da giorni si assaporava la vittoria, infranta poi nei gazebo: «Ora dipende tutto da lei (Schlein, ndr)», è il mantra di queste ore. E il sottotesto è «dipende da lei» se riuscirà a tenere il partito unito. «La preoccupazione è forte, il rischio di un’emorragia di dirigenti ed elettori è concreto», viene spiegato. «Dipende tutto da lei» echeggia anche il sindaco di Bergamo, il riformista Giorgio Gori, che non nasconde che «però ci sono anche dei rischi».

 

 

Se la neo segretaria del Pd posizionerà il partito in coerenza con il proprio profilo politico e con i temi della propria campagna per le primarie, lo spostamento a sinistra dell’asse dem sarà certificato. Da qui la Schlein aprirà la caccia ai pentastellati per cercare di rosicchiare voti a Giuseppe Conte anche attraverso un’alleanza strategica. Diritti civili, migranti, legalizzazione della cannabis, sì al reddito di cittadinanza, lotta al precariato e ai contratti a termine: sono battaglie annunciate tipiche di un partito movimentista e molto spostato a sinistra. La stessa strada che ha scelto Conte per il Movimento 5 Stelle. Non a caso l’ex premier dopo la vittoria di Schlein si mette in guardia. «Gli elettori Pd hanno chiesto un cambiamento rispetto a chi ha barattato le misure del Conte 2 su lavoro, ambiente, povertà, sostegno a imprese e ceto medio con la vuota agenda Draghi – puntualizza - Su questi temi noi abbiamo già da tempo progetti chiari». Come dire, questo è territorio nostro e non accettiamo invasioni di campo. Staremo a vedere.

 

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