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Superbonus, Giorgia Meloni difende lo stop: senza intervento addio Manovra

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La premier Giorgia Meloni difende l’intervento sul Superbonus. Lo fa nella nuova puntata domenicale della rubrica social "Gli appunti di Giorgia" in cui affronta anche altri temi, dall’esito delle elezioni regionali ai risultati del Consiglio europeo, passando per il Pnrr, la sicurezza e il contrasto al caro bollette. Ma è il decreto sui bonus edilizi approvato dall’ultimo Consiglio dei ministri, che, nelle ultime ore, ha acceso il dibattito politico e non solo, la questione principale sviscerata dall’inquilina di Palazzo Chigi. Dove lunedì pomeriggio saranno ricevuti prima i rappresentanti di Abi, Cdp e Sace e poi le categorie interessate: Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza cooperative italiane, Cna e Confartigianato. «Al governo faremo proposte già fatte negli ultimi mesi per sbloccare i crediti pregressi», anticipa la presidente di Ance, Federica Brancaccio.

Le parole della premier sono nette. «Il Superbonus nasceva con intenti condivisibili ma la misura è stata scritta così male e gestita così male che ha generato una mole enorme di problemi che ora noi siamo chiamati a risolvere. Siamo intervenuti - rimarca - su una situazione fuori controllo». Meloni poi mette mano alla calcolatrice: «Il Superbonus è costato a ogni singolo italiano circa 2mila euro, anche a un neonato, anche a chi non ha una casa. Non era gratuita, il debitore è il contribuente italiano». Poi altri numeri sulla misura finita nell’occhio del ciclone: «Continua a generare 3 miliardi di redditi al mese. Cioè, se la lasciassimo fino a fine anno, non avremmo i soldi per fare la finanziaria. Altro che taglio del cuneo fiscale, scordiamoci tutto». Oggi, sottolinea ancora la premier, «abbiamo migliaia di aziende che rischiano il tracollo, è un problema che abbiamo ereditato e dobbiamo risolverlo. È quello che stiamo tentando di fare».

 

 

 

Nell’alveo della maggioranza, in particolare, Forza Italia è in pressing per modifiche a tutela di famiglie e imprese. Silvio Berlusconi sottolinea che «naturalmente il Parlamento sovrano discuterà il decreto, e, nei tempi richiesti, ove lo ritenesse opportuno, potrà apportare utili modifiche». Ma, dopo aver attaccato l’esecutivo Conte «degli indistinti bonus a pioggia», parla anche di «giustificato e forse inevitabile percorso del Governo per evitare danni al bilancio dello Stato che potrebbero addirittura portarci a una situazione di default». Intanto, i capigruppo di Camera e Senato, Alessandro Cattaneo e Licia Ronzulli, lanciano una precisa richiesta agli alleati: «Per risolvere velocemente e in modo spedito il tema dei miglioramenti da apportare al decreto Superbonus, chiediamo che sia istituito un tavolo dove siedano i capigruppo di maggioranza prima che il provvedimento venga posto all’attenzione della commissione». Dalla Lega Alberto Bagnai, ancora, segnala che occorre «tutelare le imprese oneste» e «siamo al lavoro per garantire, con buonsenso e senza rischi, una copertura all’acquisto dei crediti delle famiglie e delle imprese, consentendo il completamento dei lavori avviati. È presto per dire con quale strumento specifico».

Se secondo il leader di Azione, Carlo Calenda, è «giusto chiedere una soluzione per chi in buona fede ha iniziato i lavori confidando nella cessione ma appena dopo aver ammesso il disastro compiuto», il M5S non ci sta e attacca l’esecutivo. Per Benedetto Della Vedova, segretario di +Eu, «è giusto che il governo intervenga ma lo deve fare con intelligenza, per ridurre il danno fatto e non per aggiungerne degli altri». A detta del candidato alla segreteria dem, Stefano Bonaccini, «è inaccettabile che, di punto in bianco, il problema sia scaricato sulle spalle delle imprese e di chi ha fatto i lavori rispettando la legge». Quindi, Angelo Bonelli (Avs) sbotta: «Ancora una volta emerge la natura di questo governo che è debole con i ricchi e forte con i poveri. Per questo noi continuiamo a chiedere immediatamente che la presidente Meloni riferisca in Parlamento sullo stop al Superbonus».

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