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Le condizioni del Pd a Giarrusso: “Chieda scusa per le offese”. È rivolta

Pietro De Leo
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Siccome nel Pd sono affezionati alle questioni epocali, è scoppiato il caso Giarrusso. Nel senso di Dino, già inviato delle Iene, europarlamentare ex Movimento 5 Stelle, da cui è uscito in polemica con Conte. Con un passato di antologia pentastellata «dura e pura». La sua dichiarata adesione al Pd in appoggio alla mozione Bonaccini ha scatenato un vespaio tra i dem, già avvitati in mille tematiche secondarie (ad esser generosi) nella loro campagna congressuale. Sabato, il coordinatore della mozione che fa capo al Presidente dell’Emilia Romagna ha espresso parole non proprio lusinghiere per Giarrusso, a cui quest’ultimo ieri è parso replicare. «Nessuno può dirmi che salgo sul carro del vincitore – ha detto - visto il momento di difficoltà del Pd. È normale che mi attacchino, ma ho una mia forza e sono stato un elettore di centrosinistra prima di scegliere il Movimento 5 Stelle, ci sono stati ingressi di persone ben più distanti».

 

 

Tuttavia, ieri ha preso posizione lo stesso Bonaccini. «Siamo un partito aperto a chiunque – ha affermato -. Se Dino Giarrusso vorrà entrare ed iscriversi al Pd, prima di tutto chieda scusa a chi ha ferito in passato e dimostri di accettare le regole e il percorso di questo partito». Insomma, oramai ne è uscito un caso. Che sconfina anche al di qua della dimensione regionale. Ieri, a in Mezz’ora, sollecitato sul punto il candidato del Pd -Terzo Polo Alessio D’Amato ha provato a leggerla pro domo propria: «Può anche essere un segnale utile per un voto disgiunto nel Lazio».

 

 

Tuttavia, al di fuori del confine partitico, la cosa non desta grandi entusiasmi. A questo potrebbe riferirsi, per dirne una, il tweet dell’attore Alessandro Gassmann. Non fa nomi, ma la tempistica e la dinamica richiamano tanto al «fatto del giorno». Scrive: «Un partito che continua ad essere riempito di individui che non sono richiesti e che nulla hanno a che fare con l’idea iniziale. Un continuo cavallo di Troia lontano dai problemi reali e dal futuro delle nuove generazioni. Non vi voto mai più», assicura l’artista con un «adieux», addio, a suggello della sua staffilata. Certo, per quanto la parola chiave del Pd sia ricostruire e rifondare il progetto, la zavorra delle boutade pare sempre assai pesante.

 

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