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Gas algerino, Ceccardi all'attacco: Ue finanzi il Galsi, l'opera affossata dal Pd

Christian Campigli
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Un accordo che potrebbe cambiare, in meglio, il futuro del nostro Paese. Un settore, quello energetico, diventato negli ultimi anni decisivo per lo sviluppo economico globale. Un progetto bocciato dal Partito Democratico, che oggi torna di grande attualità. È un attacco diretto, senza sconti, quello portato da Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega, alla sinistra nostrana. “Gli accordi del premier Meloni riesumano finalmente il progetto Galsi, affossato a suo tempo dall’ostruzionismo del Pd toscano. Il Mediterraneo ritorna finalmente al centro dell’agenda geopolitica energetica del Paese e dell’Europa. È bene ricordare che l’inerzia ostativa del Partito Democratico toscano ha compromesso, nel 2014, la realizzazione di questa pipeline fondamentale: ora la situazione è cambiata, e ho già presentato una nuova interrogazione per chiedere all’Unione Europea di rifinanziare l’opera”.

 

È bene ricordare che il gasdotto Galsi sarebbe in grado di trasportare non solo gas, ma anche idrogeno verde ed elettricità. “Nel luglio del 2022 avevo interrogato la Commissione per chiedere quale fossero le novità su questa infrastruttura così importante, un progetto che mirava alla realizzazione di una pipeline destinata all'importazione di gas naturale dall'Algeria all'Italia, attraverso la Sardegna, per poi arrivare alla Toscana. Un progetto strategico, un gasdotto lungo 830 chilometri, capace di far giungere nel nostro Paese otto miliardi di metri cubi l'anno di gas. Un'opera che avrebbe avvicinato l'Italia all’autonomia energetica, tanto da essere stato inserito nel piano europeo di ripresa economica del 2010 e aver ricevuto un finanziamento europeo di centoventi milioni di euro”. E che fine han fatto questi denari? “Questi soldi sono andati perduti: nella risposta a quella interrogazione, la Commissione mise nero su bianco che, nonostante il sostegno finanziario, il progetto non aveva compiuto i progressi necessari, la sovvenzione revocata e i fondi tornati al bilancio dell'Unione europea”. E di chi fu la colpa di tal spreco? “Della Regione Toscana, che aveva rallentato la realizzazione dell’opera al punto che poi la stessa venne definitivamente abbandonata. Un errore strategico imperdonabile: se oggi a Piombino parliamo del rigassificatore, è anche per queste responsabilità”.

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