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Aiuti, armi all'Ucraina e migranti: si apre così il 2023 del Parlamento. Poi le riforme

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Dopo le maratone in commissione e Aula durante le feste natalizie per approvare in extremis la manovra e il decreto Rave, trascorsa l’Epifania il Parlamento riprenderà l’attività ordinaria all’insegna dei decreti da convertire: innanzitutto il dl Aiuti quater, all’ultimo passaggio prima di diventare legge; il decreto Ucraina con il nuovo invio di armi e mezzi; il decreto Elezioni, il decreto Ischia, il Milleproroghe e, infine, l’appena licenziato dal Cdm decreto migranti, che prevede una ’strettà sulle Ong. Parallelamente inizierà l’iter - che però non si prevede brevissimo, anche a causa delle opinioni non unanimi all’interno dello stesso governo - del ddl sull’Autonomia differenziata, caro alla Lega, il cui testo predisposto dal ministro Calderoli è ora al vaglio della presidenza del Consiglio. 

 

 

L’avvio del 2023 potrebbe poi anche essere segnato dal riaccendersi dei riflettori sulle riforme. È stata la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della conferenza stampa di fine anno, a inserire le riforme costituzionali - presidenzialismo o premierato? - tra le priorità dell’azione di governo, non escludendo un ddl di iniziativa dell’esecutivo qualora le opposizioni puntassero al pantano. A muoversi, intanto, sarà la ministra Casellati, che ha già «parlato con la maggioranza e entro gennaio lo farà con le forze di minoranza», ha spiegato la premier. Sul tavolo resta anche l’opzione di dar vita a una Bicamerale, magari più snella e veloce rispetto a quelle del passato, ma se le forze di opposizione dovessero aprire al confronto, allora si potrebbe procedere seguendo la via ordinaria, ovvero in commissione Affari costituzionali. C’è poi il capitolo fisco: «Sul tema della riforma fiscale noi intendiamo andare avanti», ha assicurato Meloni. Ma al momento è tutto allo stato pre-embrionale.

 

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