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Addio alla 18App di Matteo Renzi, verrà sostituita da una doppia carta

Pietro De Leo
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Nelle more del cantiere sulla manovra si va definendo anche la modifica del cosiddetto bonus diciottenni, la dazione di 500 euro per i neomaggiorenni introdotto dal governo Renzi. Uno strumento su cui, nel corso degli anni, era maturata una nutrita casistica di irregolarità e distorsioni nell’impiego. Dunque, cambierà. E si va verso una doppia carta. Una Carta Cultura e una Carta Merito, tutte e due dell’ammontare di 500 euro. La prima si rivolgerà ai diciottenni con un Isee di massimo 35mila euro. La seconda, invece, sarà legata al rendimento scolastico. La può ottenere chi raggiunge il fatidico 100/100 alla maturità. Ed è cumulabile con la prima. Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, ha illustrato il prossimo passo: «Il Ministro Sangiuliano convocherà un tavolo ai primi di gennaio per un nuovo regolamento coinvolgendo tutte le associazioni di categoria».

Da definire, infatti, saranno anche i meccanismi antifrode (pare siano previste anche delle sanzioni per quegli esercenti che non dovessero rispettare la normativa di applicazione). Il tema da giorni ha acceso un intenso dibattito politico, che non si placa anche con la modifica pressoché definita: «L’accesso alla cultura per i giovani italiani non solo non è stato negato, ma è stato addirittura raddoppiato», sottolinea, da Fratelli d’Italia, il deputato Gimmi Cangiano, che aggiunge: «Si incoraggia l’interesse dei giovani verso la cultura, lo spettacolo e l’arte. E al contempo si premiano il merito e l’impegno. Ovviamente andranno riviste le modalità attraverso le quali potranno essere utilizzati questi contributi, ma siamo davvero soddisfatti del risultato raggiunto».

 

 

 

Dalla Lega, Davide Bellomo osserva: «Servivano regole nuove e così è stato. Tenendo conto delle reali possibilità economiche e premiando i più meritevoli. Il governo Meloni, a dispetto dei corvi rossi in servizio permanente effettivo, raddoppia la somma a disposizione dei giovani». Bellomo parla di «una sfida stimolante» a sostegno dei giovani «che il ministro Sangiuliano, a differenza dei suoi predecessori, è in grado di vincere». Sul filone dei contrari si colloca Stefano Bandecchi, di Alternativa Popolare. Legare lo strumento «al raggiungimento di risultati scolastici, addirittura 100 alla maturità, è un grave errore - scrive in una nota - Questa scelta significa affermare, in altre parole, che solo chi è più bravo ha diritto a coltivare la propria identità culturale». Va giù pesante il Movimento 5 Stelle, con la deputata Anna Laura Orrico, capogruppo in commissione cultura: «Muore la 18App e nasce la Carta del merito per dire ai giovani che non sono tutti uguali in base al reddito e che solo quelli con i voti alti devono continuare a cibarsi di cultura. Follia e assoluta mancanza di buon senso del Governo Meloni». La butta sul tragico, invece, Matteo Renzi, che in questi giorni ha difeso strenuamente il vecchio schema, nonostante le tante anomalìe nella sua fruizione: «Quello che sta accadendo in queste ore è uno dei più grandi scandali a cui ho assistito da quando sono in Parlamento».
 

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