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Elezioni regionali Lazio, Conte celebra il divorzio dal Pd ma non ha ancora il candidato

Carlantonio Solimene
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Celebrato il divorzio, ora bisogna trovare un candidato. C'è una sfida tutt'altro che secondaria sulla strada di Giuseppe Conte in vista delle Regionali nel Lazio.

Dopo aver sbarrato definitivamente la strada a un accordo in extremis con il Partito democratico, l'ex premier infatti si trova nella scomoda posizione di dover individuare una figura credibile per ottenere un risultato che sia almeno dignitoso nelle elezioni che lo vedranno alleato con le varie schegge di sinistra federatesi nel Coordinamento 2050. Una galassia che comprende, tra gli altri, personaggi piuttosto noti a queste latitudini come Stefano Fassina, Loredana De Petris, Alfonso Pecoraro Scanio, Paolo Cento. Eppure in grande difficoltà nell'individuare un portabandiera in vista del voto del 12 e 13 marzo.

Tutte le ipotesi salite alla ribalta sono sfumate, per un motivo o per l'altro. Il sogno di Conte sarebbe quello di schierare un candidato civico, possibilmente declinato al femminile. Identikit che calzava a pennello su due videogiornaliste piuttosto note. La prima, Bianca Berlinguer, sarebbe stata perfetta per drenare voti al Pd, visto il cognome piuttosto importante e la dichiarata appartenenza al campo della sinistra. La seconda, Luisella Costamagna, complice una lunga collaborazione con Il Fatto quotidiano, avrebbe invece parlato maggiormente all'elettorato del Cinquestelle. Peccato che entrambe, sondate sulla disponibilità di correre per la Pisana, si sarebbero cortesemente defilate. Berlinguer con certezza, Costamagna lasciando aperto uno spiraglio piccolo piccolo. In precedenza era già sfumato un altro nome, quello del prorettore della Sapienza Livio De Santoli.

Candidato (ma non eletto) alla Camera dai Cinquestelle alle ultime Politiche, il suo profilo era stato ipotizzato proprio per la corsa alla Pisana. D'altronde alcune sue posizioni nel corso della campagna elettorale dello scorso settembre avevano mandato in solluchero i grillini: «Con i 5 Stelle diremo addio al gas entro il 2040» aveva detto, scaldando i cuori degli ambientalisti. Peccato che poi sia stata ripescata dagli archivi qualche sua esperienza pregressa non proprio affine ai pentastellati. Ad esempio quando, da collaboratore (a titolo gratuito) della Giunta di centrodestra di Gianni Alemanno, sostenne la necessità di costruire a Roma «più termovalorizzatori» per contrastare la perenne emergenza rifiuti. Non un aspetto secondario, visto che proprio sulla costruzione del nuovo impianto a Roma promesso dal sindaco Gualtieri, Conte ha deciso di far saltare il campo largo, benché la Regione Lazio avesse poco margine per opporsi al primo cittadino della Capitale, che sulla materia ha poteri commissariali. «Frutto di una visione autoritaria - ha tuonato l'ex premier- radicalmente diversa dalla nostra sulla transizione ecologica».

Insomma, la ricerca è ripartita e al momento non vede sbocchi. Con l'aggravante del pochissimo tempo che manca al voto - otto settimane - e con la consapevolezza che, se il Movimento 5 Stelle non dovesse ottenere un risultato importante (sorpasso o quasi sul Pd) del divorzio resterebbero solo le conseguenze. E cioè aver cancellato anche le poche chance che il centrosinistra aveva di non consegnare la Regione a Meloni & Co. «Missione», peraltro, già centrata alle Politiche. E strategia che perde non si cambia. 

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