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Cambia il codice degli appalti, Salvini: “Per ogni miliardo sbloccato avremo 17mila occupati in più”

Dario Martini
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Matteo Salvini ricorda quanto sosteneva il grande storico romano Tacito: «Più complessa è la normativa, più facile è avere corruzione». Quindi, con regole più semplici avremo meno reati. È questa la logica che permea il nuovo codice degli appalti, presentato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Una riforma che mira a dare un impulso decisivo all'economia, perché «ogni miliardo di euro di cantiere sbloccato corrisponde a 17mila posti di lavoro», spiega Salvini. Siamo solo all'inizio del percorso che durerà tre mesi. Lo schema di decreto legislativo approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri approda ora all'esame del Parlamento, prima nelle commissioni competenti, poi in Aula. Il codice si applicherà a tutti i nuovi procedimenti a partire dal primo aprile 2023. Dal primo luglio è prevista l'abrogazione del codice precedente che risaliva al 2016. Per Salvini il nuovo codice degli appalti è «l'iniziativa più importante da 55 giorni a questa parte», ovvero da quando si è insediato il governo. «Il nuovo codice dovrà tagliare la burocrazia, i tempi persi e gli sprechi - aggiunge il ministro -. Viene incontro alle esigenze delle pmi e dei Comuni piccoli e medi, permetterà di aprire i cantieri in tempi molto più veloci ed è la migliore battaglia alla corruzione e al malaffare che ci possa essere, perché più rapido è l'appalto più è difficile per il corrotto incontrare il corruttore».

 

 

Tra le novità principali c'è l'innalzamento della soglia sotto la quale i Comuni possono procedere con l'appalto in maniera diretta senza ulteriori passaggi. Un «tetto» fissato a 500mila euro, «in base all'indicazione che abbiamo ricevuto dal Consiglio di Stato», ricorda Mantovano. Secondo i calcoli del Mit, a beneficiarne sarà più dell'80% degli appalti. «Altra importante novità», spiega ancora Salvini, «è un sistema di programmazione delle opere strategiche che il governo si prende l'onore e l'onere di scegliere». Queste opere prioritarie saranno inserite nel Def. Poi, c'è l'art. 44, con cui è stato liberalizzato lo strumento dell'appalto integrato, «fondamentale per i Comuni piccoli e medi», che consente la progettazione ed esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica. Inoltre, vengono ridotti i termini del procedimento amministrativo in particolare per la resa dei pareri di competenza: da 45 a 30 giorni per il Consiglio superiore dei lavori pubblici e da 60 a 45 per la Conferenza dei servizi. Le verifiche preventive per le aree di interesse archeologico vedranno un procedimento parallelo che non andrà ad allungare i tempi. Nei giorni scorsi non sono mancante polemiche da parte dell'Anac, con il presidente Giuseppe Busia che ha ammonito: «Non è detto che la brevità necessariamente aiuti e velocizzi. Quando si lavora con strumenti normativi così complessi non è con l'accetta ma col bisturi che si ottengono risultati». Salvini non intende accentuare la polemica, ma delinea con molta fermezza i rispettivi ambiti di competenza: «Alcune critiche dell'Autorità anticorruzione possono tranquillamente essere rivolte al Consiglio di Stato, perché il testo è quello. Rivendico la necessità della separazione dei poteri. Nella cabina di regia, che fa scelte strategiche, ci stanno esponenti politici. L'Autorità anticorruzione non fa parte di un contesto che fa scelte politiche. È libera di fare e di disfare, nessuno lede i suoi poteri, e non penso che nel Consiglio di Statosi annidino pericolosi sovversivi che vogliono limitarne la capacità d'intervento».

 

 

Alla fine, sia Salvini che Mantovano ribadiscono lo stesso principio: «Non ostacolare chi ha voglia di fare». Il ministro ricorda che nel nuovo codice «resta il dibattito politico sulle opere, ma si prevede che in Consiglio dei ministri si possa ricorrere ad un meccanismo di superamento del dissenso qualificato, perché io non voglio vivere in un Paese dove il singolo contenzioso della microassociazione blocca opere da centinaia di milioni». E il sottosegretario aggiunge un'altra criticità: «Al netto della corruttela o della scarsa professionalità di pubblici amministratori, troppe opere pubbliche non vengono realizzate a causa degli allungamenti dei tempi derivanti da interventi giudiziari che alla distanza si rivelano impropri».

 

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