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Sinistra attrazione nel Pd: Ricci con Bonaccini, spostamento dal centro

Gaetano Mineo
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Matteo Ricci darà «un contributo» alla «ricostruzione del Pd», ma non sarà candidato alla segreteria e sosterrà «Stefano Bonaccini, provando a mettere la barra più a sinistra». Anche il sindaco di Pesaro si ritira dalla corsa a capo dei Dem, tracciando in modo più nitido la strada per le primarie e sulla quale ora viaggiano in tre, dopo che pure il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella si è sfilato nei giorni scorsi: Bonaccini, Elly Schlein e Paola De Micheli. Ricci aveva ricevuto da poco l'endorsement di Goffredo Bettini, artefice della mediazione tra la sinistra Pd e i Cinque stelle, e sembrava, in un primo momento, potesse essere il candidato preferito dalla sinistra Dem. Ed è proprio quella sinistra che Ricci non vuole perdere, lasciandola alla Schlein che boccia senza mezzi termini, parlando di un partito che ha di bisogno «di una guida solida». «Sono convinto che Elly Schlein darà un contributo fondamentale al congresso - puntella il sindaco di Pesaro - porterà dentro tanti giovani, ma credo che in questo momento dobbiamo affidare la guida a un dirigente e un amministratore con esperienza».

 

 

La candidata ecologista e femminista alla segreteria Pd viene bocciata anche dalla concorrente De Micheli, secondo cui, la sua candidatura, rispetto a quella della Schlein, si distingue per «la militanza nel Pd, la concretezza e l'afflato sociale, visto che mi occupo da sempre di economia e lavoro». Anche De Micheli rassicura chi vuole la virata nel partito, evidenziando che «c'è molta sinistra con me». Insomma, nel Pd si torna a parlare di sinistra, dopo che il M5s di Giuseppe Conte continua a guadagnare terreno divenendo il secondo partito in Italia per i sondaggisti. Da qui, l'obiettivo di Ricci: il Pd deve arrivare al «25% alle elezioni europee». «Senza il Pd sopra il 20% la destra vince per i prossimi anni, per i prossimi decenni». Tornando al suo ritiro dalla corsa alla segreteria, il sindaco di Pesaro spiega che le regole del congresso «polarizzano» la sfida e «alle primarie vanno in due. E noi in questo momento siamo terzi, conosco bene il partito. Dobbiamo prendere atto che in mezzo non c'è spazio». Ricci spiega anche il perché della sua vicinanza a Bonaccini, esponente di quella che forse è l'area più distante alla sinistra del Nazareno. «Lui ha mi ha cercato, ci siamo sentiti spesso in queste settimane e mi ha garantito che farà suoi, nella sua piattaforma, alcuni dei dieci punti che abbiamo presentato. Sposteremo più a sinistra la barra - continua a ribadire il primo cittadino di Pesaro - allargando più a sinistra la piattaforma di Bonaccini».

 

 

E annuncia un lavoro insieme a Nardella per organizzare «un evento con mille sindaci a gennaio». Sì, a gennaio, momento in cui Ricci vuole fare celebrare le primarie per stringere i tempi per la scelta del nuovo segretario e di rimandare invece la costituente a dopo l'elezione del nuovo capo del Nazareno. Per l'esponente Pd, «l'anomalia è una costituente su dei valori, su un'identità, senza tener conto delle proposte del nuovo segretario». Intanto, Bonaccini sembra spiccare il volo. A una settimana dal lancio della piattaforma per la sua candidatura alla segreteria, il presidente della Regione Emilia-Romagna, ha raccolto l'adesione di circa duemila volontari, provenienti da 107 province italiane e 755 comuni. È lo stesso candidato a comunicarlo, ringraziando «tutti coloro che hanno deciso di partecipare alla nostra campagna per costruire un nuovo Pd». Non sappiamo se questo scenario fa gongolare Matteo Renzi, sappiamo, invece, che per Bonaccini, essere bollato renziano «è un dibattito surreale». «Renzi vinse il congresso del 2014 con oltre il 70% di voti, poi abbiamo perso rovinosamente le elezioni politiche del 2018, lui è andato in un altro partito e secondo me ha sbagliato, c'è chi come me dal Pd non se n'è mai andato» conclude.

 

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