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Caso Open, Renzi accusa i pm e il ministro Nordio annuncia l'ispezione

Christian Campigli
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Un discorso pungente. Una serie di quesiti su uno dei poteri più importanti per una democrazia. Una conclusione amara, che, se avvalorata dai fatti, porrebbe inquietanti interrogativi. Il question time odierno del senatore Matteo Renzi al ministro della Giustizia Carlo Nordio ha avuto come tema la complicata vicenda relativa all'indagine sui finanziamenti alla fondazione Open.

“C'è stata una sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato senza rinvio, dopo due annullamenti con rinvio, un sequestro fatto nei confronti di uno degli indagati, che si chiama Marco Carrai – ha sottolineato il nativo di Rignano - Potrebbe chiamarsi Marco Rossi, Andrea Bianchi, non importa: un cittadino è stato indagato per due anni, ha dovuto pagarsi gli avvocati, ha fatto ricorso in Corte di Cassazione, le prime due volte la Corte di Cassazione ha annullato la decisione, alla terza l'ha annullata senza rinvio e ha scritto al pubblico ministero e al tribunale: si restituisca il materiale sequestrato senza trattenimento. Ebbene cos'è accaduto? Il pubblico ministero ha scelto di prendere il materiale e di mandarlo al Copasir, il comitato che si occupa dei servizi segreti in questo Paese. Per noi è eversivo (i magistrati infatti devono rispettare le sentenze dei magistrati; i cittadini, ma anche i magistrati) o anarchico (nel senso che a Firenze c'è un giudice che fa come gli pare) oppure è un atto di cialtronaggine da parte del pm. Delle tre, io quest'ultima la escludo”.

Il ministro Nordio ha risposto in modo sintetico, ma molto chiaro. Facendo trasparire anche un certo imbarazzo. “La conoscenza ufficiale di questi atti è parziale. Gli ulteriori fatti saranno oggetto di immediato e rigoroso, sottolineo rigoroso, accertamento conoscitivo attraverso l'ispettorato generale. Successivamente questo Dicastero procederà ad una approfondita, sottolineo approfondita, valutazione di tutti gli elementi acquisiti al fine di assumere le necessarie iniziative”.

Ma il dato più squisitamente politico va cercato nella controreplica del leader di Italia Viva. “Per ottenere giustizia delle volte bisogna fare tanti ricorsi e sostenere tante spese legali. Chi è che si può permettere di andare in Corte di Cassazione? La persona di cui parliamo si è potuta permettere di fare tre ricorsi. Se uno però non ha i soldi? Ecco perché il fatto che si faccia chiarezza sul modo con il quale non i giudici, non i pm, ma alcuni di essi operano è fondamentale per la povera gente, per la classe media, per chi non ha i soldi per fare ricorso in Cassazione”. Un nuovo capitolo del trentennale confronto tra politica e magistratura. Una vicenda ancora ben lontana dalla sua conclusione.

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