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Migranti, Giovanni Toti smaschera la Francia: "Così respinge tutti al confine, anche i minori"

Pietro De Leo
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"Mi auguro che dopo questa fiammata polemica ci sia un sussulto di consapevolezza". Il Tempo raggiunge il Presidente della Liguria Giovanni Toti al termine di una giornata dove, dopo il duello tra Italia e Francia sull’accoglienza ai migranti, c’è qualche segnale di distensione. La telefonata tra Sergio Mattarella e Emmanuel Macron e poi il colloquio tra il titolare della Farnesina Antonio Tajani e il ministro degli Affari Europei francese.

Ora c’è da vedere se questo contenzioso finirà davvero. Però, Presidente, periodicamente si riacutizzano le tensioni con la Francia...

"Sarebbe utile che il contenzioso politico e diplomatico si chiudesse anche con un passo avanti sulla gestione dei flussi migratori. L’Italia ha più volte provato a farsi ascoltare dall’Europa, ma ha trovato orecchie, occhi e bocca ben tappati, modello 'tre scimmiette'. Dunque ha fatto bene a sottolineare la posizione, anche con una certa ruvidità, perché è normale che ciò avvenga se non si viene ascoltati. Io sono contento se si allenta la tensione con la Francia. In questo momento di crisi economica ed energetica, l’Europa di tutto ha bisogno tranne che di uno scontro".

La Francia ha scelto la linea dura. Quali conseguenze per il territorio ligure?

"La Francia fa quel che sta facendo da quattro, cinque anni. Nulla di più nulla di meno. Che il confine tra Francia e Italia lungo la costa sia parzialmente chiuso è un tema che va avanti circa dal 2016. I francesi respingono tutte le notti i migranti che vengono trovati oltre confine. Anche se sono distanti una decina di chilometri, se si presume che provengano dall’Italia, vengono ricondotti alla frontiera. Pratica applicata anche ai minori non accompagnati, che invece andrebbero presi in carico e tutelati. Ciò non è solidale, né verso l’Italia né verso gli stessi migranti".

Secondo le norme comunitarie, in quel caso, non dovrebbe avvenire la verifica dell’identità sul territorio francese?

"Le norme sono confuse e spesso disapplicate. Il trattato di Schengen prevede la chiusura delle frontiere in caso di emergenza nazionale. Io non credo che la Francia sia in emergenza nazionale. Eppure, anche negli scorsi giorni, il confine tra Ventimiglia e Mentone è rimasto chiuso o al massimo aperto con verifica di ogni automobile che passava. Non è questa la strada giusta da percorrere. Se in Europa si affronta il tema migratorio come una gara in cui vince chi riesce ad accollare ad un altro Paese l’onere maggiore, non ne usciremo mai".


Peraltro, voi avete anche il fenomeno dei frontalieri. Chiudere il confine, o sottoporre i passaggi a controlli serrati, crea dei disagi.


"Certo. C’è il problema relativo ai quattro, cinquemila italiani che lavorano in Costa Azzurra e ad un numero inferiore di francesi che lavorano oltre il confine italiano. Ma i disagi, purtroppo, non si limitano a questo. C’è il problema del commercio di prossimità, fonte di ricchezza per quel territorio. I francesi vengono a fare shopping a Ventimiglia e Sanremo, comprano prodotti Made in Italy, tra agroalimentare e abbigliamento. È logico che se c’è un disagio al confine, poi si verifica un calo. Poi non dobbiamo dimenticare che Ventimiglia si trova su una direttrice che unisce i porti di Barcellona, Tolone, Marsiglia, Genova. Si tratta dei principali hub europei sul Mediterraneo. Ciò significa camion che vanno e vengono, orari precisi per il raggiungimento dei terminal. Se si chiudono le frontiere si scombina tutto, con gravi contraccolpi per la logistica".

 

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